Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

ROSARIA LO RUSSO, Penelope, Napoli, Edizioni d’If 2003, pp. 29, € 3,00.

 

Il forte segno teatrale che connota il poemetto Penelope di Rosaria Lo Russo è già nella organizzazione del testo e nella sua scelta discorsiva. Al centro della scena poetica, protagonista di una narrazione monologante, è infatti il reinventato personaggio di Penelope, che riscatta la passiva fedeltà assegnatale dal mito («zitta zitta come s’usa») con una riappropriazione dei fatti e della parola. La scrittura poetica nasce da un gesto primario di straniamento del mito, dei ruoli da esso codificati, delle parti da esso ripartite tra chi parla e chi è parlato. Il monologo di Penelope, revenger’s play, capovolge il punto di vista della narrazione mitica: l’appropriazione del proprio linguaggio e della propria soggettività riscrive e riscatta l’archetipo di una muta fedeltà e virtù in un personaggio nuovo, sfaccettato, molteplice. Il gesto con cui Penelope fermava il tempo, il ciclico scomporsi e ricomporsi della sua tela, si traduce qui in un linguaggio iterativo, che sui ricordi, sull’attesa, sulla messinscena della fedeltà, trama la propria amarezza. Il personaggio- narratore di Penelope, tutto risolto nel proprio monologo al cospetto di uno «straniero» in cui finge di non riconoscere Ulisse, dà al testo una forte connotazione teatrale. A differenza del soliloquio, il monologo è infatti il discorso dell’io essenzialmente teatrale, in cui la presenza dell’‘altro’ (pubblico, lettore, straniero) si fa condizione alla parola e alla ricerca di verità soggettiva. Perché Penelope possa dunque emergere non più come muta comparsa ma come vibrante protagonista del mito, è necessario qualcuno che ascolti la sua «lamentazione». A determinare il personaggio e la poetica del testo è soprattutto il modo e il ritmo della scrittura, sinuoso e aspro, mobile e iterativo, vivacemente sperimentale. Penelope parla di sé e della propria storia non solo attraverso i motivi narrati (il paesaggio e lo spazio dell’Isola, i ricordi nuziali, l’attesa, la rabbia, la ribellione), ma soprattutto attraverso un’intensa connotazione linguistica, entro un racconto fondato su un’ampia gamma di toni: regale e dolente, sprezzante, ironico e straziato. Penelope coincide col proprio stesso linguaggio e in esso solo consiste. La retorica del testo e quella del personaggio si fondano vicendevolmente: si pensi ad esempio a come il topos dell’‘attesa’ che connota il personaggio sia alluso dai frequenti sintagmi temporali che legano i versi come refrains variati e mossi («Da vent’anni velata pattuglio questa casa / [...] / Oggi che scade la tariffa agevolata del ritorno / [...] / Ogni notte mi penetra la schiena questo pungolo di trapano trivello»); o si pensi a come le antitesi che attraversano il personaggio (fedeltà e furore, pazienza e disprezzo, innocenza e astuzia) trovino espressione nella fitta trama di avversative che attraversa il suo monologo: il frequente ma segnala nel testo lo scarto, la contraddizione, il movimento inverso del flusso di coscienza, e funziona come scansione delle scene e dei nuclei tematici («Ma quando mi distraggo e infrango il rito / [...] / Ma quando mi smarrisco e perdo il filo»). Demistificante, furioso e dolente, il discorso di Penelope contraddice ogni idea di univocità, contrapponendola natura  multipla della soggettività all’edificante coerenza del personaggio, e lo sguardo e la parola dei condannati al silenzio alla autoritaria verità del mito. E   condensando il proprio senso in questo fecondo straniamento, Penelope sembra infine alludere allo stesso compito della poesia.

 

Caterina Verbaro

 

 

ALESSANDRO RICCIONI, Chiedimi il rosso, Castel Maggiore, Book editore 2003, pp. 71, 10,50.

 

Terza tappa del percorso poetico di Alessandro Riccioni, dopo Sottopelle (1998) e Di quarzo e terra (2002), la raccolta inaugura una tonalità più riflessiva e analitica. A dispetto del vitalismo evocato nel titolo dalla sigla del ‘rosso’, il libro riduce le tonalità ludiche che nei primi due testi caratterizzavano un fitto intrigo fonico e ritmico, per lasciare emergere il rapporto di straniamento tra l’io e il reale: «È questa diagonale all’improvviso / questa ferita verde all’orizzonte / che mi cancella la certezza / di un passo svelto e prepotente. / Come una ruga nuova sul tuo viso / dice e non dice l’esistente / gioca e pronuncia la bellezza / quando combaciano le impronte». Un discorso unitario e iterativo si avvita attorno alla metafora del ‘rosso’, come a un enigma da sciogliere e verificare. I segni sono letti nella presenza archetipica di buio e luce, entro minimi passaggi cromatici, alla ricerca di un ‘rosso’ essenza segreta delle cose. A fronte di un linguaggio rigorosamente medio e quotidiano, la parola scandaglia la natura occulta dell’oggetto, alla ricerca di un luogo di verità, secondo la lezione simbolista di tanto Novecento poetico. È dunque alla forza visionaria della poesia che nel «corpo prosciugato» dell’oggetto cerca il senso, che rimanda la metafora del rosso, ovvero dell’‘altro’ nascosto, della dissonanza, dell’antitesi che fonda ogni apparente unità. La metafora cromatica ha il compito di evocare un’‘utopia del poetico’, la nostalgia di una piena dicibilità. Accanto a questa, metapoetico è anche l’altro polo semantico del testo, quello dialogico. L’allocutivo «chiedimi » del titolo funziona come refrain ‘litaniante’, propiziatore di una catena comunicativa in cui l’io e il tu si sostanziano a vicenda attraverso la parola e l’ascolto. Non nel solipsismo sacrale di un dire assoluto, ma nella relazione con l’altro la poesia può tentare la propria verità, un condiviso «luogo rosso da cantare».

 

Caterina Verbaro

 

 

 

 


¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398