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Larisa Miller.
Del celato senso la cattura

Лариса Миллер.
Потаенного смысла поимка


Stefano Garzonio



А живём мы всегда накануне.
Накануне каникул в июне,
Часа звёздного, чёрного дня,

Золотого сухого огня.
Накануне разлуки и встречи.
Обними меня крепче за плечи.
Мне не жить без тепла твоего
Накануне не знаю чего.

2007

E viviamo noi sempre alla vigilia,
Alla vigilia delle ferie a giugno,
Dell’ora stellata, del nero giorno,
Dell’arido fuoco dorato. Alla vigilia
Della partenza e di un nuovo incontro.

Cingimi forte forte le spalle.
Viver non posso senza il tuo tepore
Alla vigilia non so di che cosa.

Larisa Miller, moscovita (è nata nel 1940), autrice di numerosi libri di poesia e di prose, esordì con alcune liriche negli anni Sessanta. Nel 1966 conobbe Arsenij Tarkovskij, il quale incoraggiò la giovane poetessa avendone apprezzata la maniera, tanto da riconoscere nei suoi versi sulla natura riecheggiamenti dell’enigmatica lirica naturfilosofica di Afanasij Fet. Della Miller Tarkovskij scrisse: «La lingua della sua poesia è la lingua letteraria russa, pura e chiara fino alla trasparenza». Nel 1971 la Miller prese parte alla Consulta Moscovita dei Giovani Scrittori e grazie al poeta Vladimir Sokolov poté pubblicare una propria cernita di versi sulla rivista «La Russia Letteraria». Sokolov notò come Larisa Miller fosse una giovane poetessa «che già ben conosceva il valore della parola, del pensiero e del sentimento». Divenuta membro dell’Unione degli scrittori nel 1979 e dal 1992 del PEN-club russo, la Miller ha pubblicato – con regolarità – i propri versi e prose sulle principali riviste letterarie sovietiche e russe. Il primo libro di poesie, dal titolo Bezymjannyj den’ [Un giorno senza nome], è uscito nel 1977, e sempre in epoca sovietica vide la luce la silloge Zemlja i dom [Terra e casa] del 1986. A queste prime raccolte sono seguiti una dozzina di altri libretti poetici, nonché i volumi di prosa Upoenie zarazitel’no [L’euforia è contagiosa, 2010], raccolta di saggi critico-poetici, e il libro di prosa lirica di stampo autobiografico Zolotaja simfonija [Sinfonia dorata, 2011). Sono usciti anche due volumetti di versi in traduzione inglese: Dim and Distant Days, pubblicato nel 2000 e Guests of Eternity, uscito nel 2008. Il secondo ha ricevuto nello stesso anno il premio della Poetry Books Society. Larissa Miller tiene inoltre un blog poetico su Živoj žurnal [Live Journal] e conduce un fitto confronto con lettori e critici in rete. Proprio questo è stato il canale che ha favorito anche la mia conoscenza con questa voce poetica viva e originale.

La poesia della Miller si costruisce sulle strutture della metrica classica russa con il costante ricorso alla rima e si distingue per il suo pregnante laconismo, una sorta di lungo significativo, pensoso silenzio. Aleksandr Zorin ha notato: «I versi della Miller richiedono da parte del lettore attenzione e riflessione. Uno sguardo non partecipe potrebbe solo scivolare via tra le parole, irritato dall’apparente effimerità. Ma la poetessa si rivolge ad un lettore-alleato, complice, che condivide il di lei appassionato atteggiamento verso la vita» (‘Novyj Mir’, 1988, N. 2), e a proposito del primo libro, Un giorno senza nome, Sergej uprinin rilevava: «Larisa Miller per misurare il tempo della sua vita utilizza per così dire la clessidra...» (‘Literaturnaja ueba’, N. 4, 1978, P. 140). Nei suoi versi si riconoscono consonanze con il lirismo della tradizione russa, da Puškin a Tjutev e poi Anna Achmatova e Marina Cvetaeva, assimilate e trasferite in una dimensione spirituale e psicologica genuinamente personale, autenticamente vissuta e mai di maniera o artificiosa. Un noto critico contemporaneo, Il’ja Kukulin, ha rilevato che la Miller «porta avanti la tradizione della lirica filosofica d’impronta diaristica, tradizione che nella poesia russa risale a Tjutev». Allo stesso tempo è da sottolineare la sintonia della lirica della Miller con la poesia di un poeta dell’emigrazione, Anatolij Štejger (1907-1944), noto per il suo stile vividamente laconico e che la Miller ha contribuito a riscoprire in patria. Nell’antologia Le strofe del secolo Evgenij Evtušenko ha scritto della Miller:

Io amo i versi di Larisa Miller perché ella è così occupata dal pensiero di ciò che c’è di più importante nella storia e nella vita d’ogni giorno, e non solo della propria, ma anche degli altri. Nella sua lirica è presente con evidenza un tono civile lieve, delicato, che allo stesso tempo ci allarma tutti e ci fa riflettere.

La poesia della Miller è percorsa da un profondo senso religioso, mai didascalico, ma fortemente lirico e che si intravede nell’ermetismo, nella brevità di un cenno, nella fugacità di un rimando, in un improvviso motto aforistico. Nel flusso delle strofe della Miller brevità e leggerezza si coniugano nello scorrere pacato della quotidianità che la memoria concretizzatasi in una parola d’improvviso scuote come un ciottolo che carezza la superficie prima di affondare.

Le liriche che qui presentiamo si riferiscono alla raccolta Potaennogo smysla poimka [Del celato senso la cattura], pubblicata nel 2010 presso l’editrice Vremja di Mosca e comprendente versi scritti negli anni 2008-10. Proprio quando stavo consegnando le mie traduzioni ho ricevuto dall’autrice il nuovo libretto etverg poka neobitaem [Il giovedì per ora è disabitato], uscito nel gennaio 2012, opera che conferma la vitalità creativa della poetessa.

 

2008

Погоди, я с тобой, я с тобой.
Даже если ведут на убой,
Даже если там морок и плаха.
Я не ведаю большего страха,
Чем вдруг выпустить руку твою
И остаться навеки в раю
.

 

Aspetta, io sono con te, con te io sono,
Persino se mi conducono al massacro,
Persino se là è apprestato il patibolo,

Io non conosco paura più grande
Che d’un tratto lasciare la mano tua
E rimanere per l’eterno in paradiso.

А сегодня в окно поглядела: весна.
Сразу комната стала для жизни тесна,
И туда захотелось, где свет и свобода,
Чтоб ломило глаза от небесного свода,
Чтоб легко по осевшему снегу идти,
Как весёлая девочка лет двадцати
.

Primavera: alla finestra oggi lo sguardo ho volto
E d’un tratto è per la vita la stanza angusta.
Oh, che voglia d’andare dov’è libertà e luce,

Perché gli occhi accechi del cielo la volta,
E sia leggero il passo nella fresca neve,
Quasi fossi fanciulla dei miei vent’anni.

Свежий снег мне с утра постелили
И моё пребыванье продлили,
Подарили мне день в феврале,

А вчера я была на нуле.
С благодарностью я принимаю
Дар волшебный и не понимаю,
Что мне делать с подаренным днём,
Как заботиться надо о нём
.

Dal mattino m’han apprestato fresca neve
E allungato la mia permanenza.
Mi hanno donato un giorno in febbraio,

E solo ieri non avevo nulla.
Con riconoscenza io accetto
Il magico dono e non comprendo,
Cosa fare con il giorno donatomi,
Come circondarlo delle mie cure.

Мельканье суток и недель,
И тополиная метель
Начнётся через две недели,
Летят мгновенья, как летели,

И значит, с ними я лечу
И на лету стихи строчу
Летучим слогом без нажима
О том, как всё неудержимо
.

Baluginare di giorni e settimane,
E la tempesta del polline dei pioppi
Comincerà tra due settimane,
Volano gli attimi, come volavano un dì,
E vuol dire ch’io volo con loro
E in volo di getto scrivo versi
In stile alato senza sforzo
Su come tutto sia irrefrenabile.

Много лет и много дней
Я живу меж двух огней –
Меж рассветом и закатом.
Кто я? Так. Песчинка, атом,

Мира маленькая часть.
Так легко совсем пропасть.
Вот и думаю, гадаю,
Почему не пропадаю
.

Tanti anni e tanti giorni
Vivo io tra due fuochi,
Tra l’albore ed il tramonto.
Chi sono? Mah. Un granello, un atomo,
Del mondo minuscola parte.
È così facile svanire senza traccia.
Ed ecco vado pensando e divinando
Perché invece non mi perda.

Борису Хазанову
Нас позабудут, а потом
Забудут тех, кто нас забудет,
И ветер те следы остудит,
Что вьются в мире обжитом.
Но вдруг когда-нибудь опять
Воскреснет сыгранная нота,
Заставив чуткого кого-то
Заплакать или просиять
.

А Boris Chazanov*
Ci dimenticheranno e poi
Dimenticheranno chi ci dimenticherà,
E il vento quelle impronte ghiaccerà
Che s’intrecciano nel mondo vissuto.
Ma d’un tratto di nuovo un giorno
Resusciterà la nota che risuonò
Costringendo qualcuno sì sensibile
A piangere o rifulgere.

*Boris Chozanov (1928), prosatore, pubblicista e traduttore.
Dal 1982 vive in Germania.

Гулял под дождём и совсем не скучал.
Ведь дождик по зонтику громко стучал,
С тобой говорил, заливая при этом
Земное пространство серебряным светом.
Вам с дождиком весело было вдвоём,
Хоть каждый из вас размышлял о своём,

И ты толковал на наречии местном,
А он на каком-то далёком, небесном
.

Andava sotto la pioggia e proprio non s’annoiava.
La pioggerella batteva con forza sull’ombrello,
Parlava con te, inondando nel frattempo

Lo spazio terrestre d’argentea luce.
Eravate allegri in due sotto la pioggia,
Sebbene ciascuno pensasse al suo,
E tu tutto spiegavi nella locale parlata
E lui in una sua lontana, celeste...

Я люблю твой ствол шершавый,
Мох твой жёсткий, лист твой ржавый,
Душу нежную твою.
Мы живём с тобой в краю,

Где живых легко изводят.
Ты дыши, пусть соки бродят.
Я держусь, и ты держись,
И давай стремиться ввысь
.

Amo il tronco tuo ruvido,
Il tuo muschio folto, la foglia arrugginita,
L’anima tenera tua.
Viviamo noi in una contrada,
Dove i vivi han facile tormento.
Respira, che ribollisca la clorofilla.
Io mi tengo su e tu tieniti su,
E suvvia, slanciati agli astri.

Я тишину перевожу
На русский, на певучий русский.
Берёза, ива, мостик узкий,
Тропа, где каждый день хожу.
А может, мой напрасен труд,
И тишина красноречива.
Пускай молчат берёза, ива,
И мостик, и осенний пруд
.

Traduco io il silenzio
In russo, nel russo che canta.
Betulla, salice, ponticello stretto,
Sentiero che percorro ogni dì.

E forse è vana la mia fatica,
Ed il silenzio è eloquente.
Tacciano pure la betulla, il salice.
Il ponticello e lo stagno d’autunno.

А смертные смертных младенцев рожают,
Заботой, вниманием их окружают,
Катают в коляске, на ручках несут,

Тетёшкают, но всё равно не спасут.
О Господи, это же бесчеловечно.
Ну разве не ясно, что жить надо вечно?
Сначала у мамы своей на руках,
И дальше, и дальше, и дальше в веках
.

Generano i mortali mortali infanti,
Di cure e d’attenzione li circondano,
Li scorrazzano in carrozzina, li coccolano in collo,
Li vezzeggiano, e tuttavia non li salveranno...
O Signore, tutto ciò è disumano.
Ma non è così chiaro che bisogna vivere in eterno?
Dapprima in collo alla propria mamma,
E poi, e poi, e poi... in
saecula saeculorum...

А жизни всё равно, как течь:
Беречь нас или не беречь,
Лелеять, обращаться дурно,
Течь плавно, медленно иль бурно,

Иль где-то посреди земли
Нас вдруг оставить на мели
.

E per la vita che differenza fa come scorrere,
Proteggerci oppure no,
Cullarci, trattarci male,
Scorrere silente e lieta oppure tempestosa,
O ancora da qualche parte nel bel mezzo
Lasciarci d’un tratto in secca.

А мне не надо «как-нибудь».
Мне нужен небывалый путь,
И яркий свет, и дивный воздух,
И небо в очень крупных звёздах,
И чтобы песнь моя была
Распахнутой, как два крыла
.

Non ho bisogno di «in qualche modo».
Ho bisogno d’un cammino mai visto
E d’una luce viva e di mirabile aria,

E d’un cielo dalla grandi stelle,
E che la canzone mia sia
Spalancata come due ali.

Снег падает, белое небо крошится.
А может быть, счастливо всё завершится,
А может быть, всё завершится без боли.
Страдать на земле мы обязаны, что ли?
Кто выдумал, будто на пользу страданье?
Да будет волнующим наше свиданье
С землёй, с небесами, со снегом летучим
.
Коль счастливы будем, мы им не наскучим
.

Cade la neve, si sbriciola il bianco cielo
E forse felicemente tutto si realizzerà,
E forse si realizzerà senza dolore.

Siam forse tenuti a soffrire in terra?
Chi s’inventò che utile è la sofferenza?
Sia pure tumultuoso il nostro incontro
Con la terra, coi cieli, con la neve turbinante,
Se saremo felici, questo non ci annoierà.

Кончается год, то есть Domini Anno,
А жизнь выражается так же туманно,
Но мне по душе шепоток и намёки,
Колеблемый свет бесконечно далёкий,
И нравится мне, что ответ так уклончив,
Что я ухожу, разговора не кончив.

Termina l’anno, vale a dire Domini Anno,
E così nebulosa s’esprime la vita,
Ma soffia nell’animo un sussurro e presagi,
La luce ondeggiante e senza fine lontana,
E mi piace che così la risposta sia vaga,
Che me ne vado senza por fine al conversare.

А песенка, что родилась,
С моим дыханием слилась.
Пою ли я, дышу – не знаю.
Вот прохожу я птичью стаю,
Они поют, и я пою,
Но каждый песенку свою
.

E la filastrocca ch’è nata
Con il respiro mio si fonde,
Forse io canto, o respiro, non so...
Ecco uno stormo d’uccelli d’incontro
E cantano quelli e canto anch’io,
Ma a ciascuno la propria filastrocca.

2009-2010

Такая важная ворона.
Сук для неё – подобье трона.
На землю смотрит свысока,
Как будто бы живёт века
,
И всё про землю понимает,
И нас всерьёз не принимает.

 

Così altezzosa cornacchia,
Per lei è il rametto come un trono.
Dall’alto in basso la terra scruta,
Quasi vivesse da secoli e secoli
E tutto della terra conoscesse,
Tanto da non prenderci sul serio.

Всё чисто, тихо, гармонично.
Я убедилась в этом лично.
Тихи снега и облака.
Не поднимается рука
Писать об этом мире плохо.

Какая б ни была эпоха,
Но плакаться в такие дни
И ночи – боже сохрани
.

È tutto lindo, armonico e silente.
Me ne sono sincerata personalmente.
Silenti le nevi e le nubi
Non si leva la mano
Per scriver male di questo mondo.
Qualunque epoca s’affacci,
Di piangere in questi giorni
E notti, o Dio, risparmiami.

Хочу побыть наедине
С печалью – очень старым другом.
Печаль всегда к моим услугам.
Лишь позову – спешит ко мне.
Мы с ней молчим, мы с ней поём,
Нам с ней вдвоём совсем не скушно,
Она сидит со мной послушно
Когда угодно – ночью, днём
.

Voglio restare tête à tête
Con la tristezza amica mia da sempre.
La tristezza è sempre ai miei comandi.
Basta chiamarla e corre da me.
Restiamo in silenzio, cantiamo insieme,
In due non ci annoiamo proprio,
Lei se ne sta seduta accanto obbediente,
Quando io voglio, di notte e di giorno.

И каждый росток утверждает: «Я сам» —
И тянется вверх – к небесам, к небесам.
И каждый цветочек, приземистый даже,

Стремится туда же, туда же, туда же.
И дерево к небу стремится, шурша Листвой.
И туда же стремится душа
.

Ed ogni virgulto va gridando «Proprio io!»
E tende in alto ai cieli, ai cieli.
E ogni fiorellino, persino quello a terra,

Aspira a salire lassù, lassù.
E l’albero al cielo si slancia, frusciante
Di foglie. E lassù si slancia l’anima.

И я – в единственном числе,
И ты. Ты тоже одиночка,
Как на пустой странице точка

Или как искорка в золе.
Как в одиночку выжить здесь?
Но мы глагол «любить» спрягаем,
Друг другу выжить помогаем,
Преображая космос весь
.

Ed io sono al singolare,
E tu. Tu pure sei solo,
Come un punto su una pagina vuota,
O come un tizzone nella cenere.
Come vivere qui in solitudine?
Ma noi il verbo «amare» coniughiamo,
E l’un l’altro ci aiutiamo a sopravvivere,
Trasfigurando il cosmo intero.

Есть возможность прожить это лето в саду.
Я ценю это лучшее время в году.
Я ценю с каждой веткой зелёной соседство.
Чтоб писались стихи, это лучшее средство.

К слову «счастье» я рифму сегодня ищу
И о том, что на свете их мало, грущу
.

C’è l’opportunità di trascorrere l’estate in giardino,
Lo considero il periodo migliore dell’anno.
Apprezzo la vicinanza d’ogni verde ramo,

Perché si scrivano versi è il mezzo migliore.
Alla parola “felicità” cerco oggi la rima
E che al mondo ce ne siano poche mi rattrista.

О Боже мой, Боже, какая акустика!
Доносится пение с каждого кустика —
И справа и слева. Какой резонанс!
И впал соловей в долго длящийся транс.
И как его пение дивное вынести
И, веточкой хрустнув, из транса не вывести
?

O Dio mio, o Dio, che acustica!
Risuona il canto da ogni cespuglio.
Da destra e da manca quale risonanza!
E cadde l’usignolo in lunga
trance
E come il mirabile suo canto sopportare
E, spezzato un rametto, dalla
trance non svegliarlo?

И лесенка, лесенка прямо в сирень,
И прямо из ночи в сияющий день,
И прямо из сна в многоцветие яви.
Нет, я на судьбу обижаться не вправе.
И прямо в объятья из дома, с крыльца
По шатким ступенькам. И так без конца.

E la piccola scala, la scala dritta nel lillà,
E dritta dalla notte al giorno splendente,
Dritta dal sonno alla variopinta veglia.
No, non posso certo prendermela con la sorte.
Dritta tra le tue braccia, da casa, dalla veranda,
Su per gli instabili scalini. E così senza fine.

Жить летом как упасть в объятья.
Июльский ветер треплет платье,
Трава ступни слегка щекочет...

Всё будет, что душа захочет,
Всё, что словам не поддаётся
И смертным в руки не даётся
.

Vivere d’estate come cadere in un abbraccio.
Il vento di luglio increspa la veste,
L’erbetta appena solletica la pianta del piede...
Tutto si realizzerà, quello che l’anima vorrà,

Ciò che alla parola non si piega
E ai mortali afferrar non è dato.

Всё в воздухе есть. Надо лишь отыскать,
Однажды нащупать и не отпускать.
Рисунок, и строчка, и песенка эта
Таилась и пряталась в воздухе где-то.
Художник, который нас так одарил,
Нащупал всё это, а не сотворил.

Nell’aria c’è tutto. Bisogna solo cercare,
Una volta riconosciuto al tatto prendi e non lasciare più.

Un disegno, un verso e questa filastrocca
Si celava e nascondeva da qualche parte nell’aria.
L’artista che tutto questo ci ha regalato,
Ha tutto ciò riconosciuto al tatto, non creato.

 


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