« indietro Riviste di comparatistica
Il tema del numero, sviluppato nella sezione di apertura, è Il modernismo in Italia: tra i contributi, tesi a dare una definizione del concetto di ‘modernismo’ e a individuarne le declinazioni nella letteratura novecentesca, si segnala quello di Romano Luperini, Modernismo e poesia italiana del primo Novecento, che inscrive nella categoria i poeti maggiori del primo Novecento: Ungaretti, Saba, Montale. Se la proposta non appare oggi, dopo gli studi compiuti negli ultimi decenni soprattutto sul ‘classicismo paradossale’ e ‘moderno’ di Montale, particolarmente originale, è pur vero che a Luperini e a una parte della sua scuola si deve una seria riconsiderazione di categorie critiche inevitabilmente invecchiate (come quella di ‘decadentismo’) e una valorizzazione dei punti di contatto tra gli scrittori italiani e le voci principali della letteratura e del pensiero europeo contemporanei. Tra gli altri contributi, quello di Daniele Balicco su Fortini e il nichilismo di massa e di Pierluigi Pellini su Lo scrittore come intellettuale. Nella sezione delle recensioni, tra le altre, quelle di Claudia Crocco a Milo De Angelis, Quell’andarsene nel buio dei cortili e di Damiano Frasca su Amelia Rosselli, Conversazioni e interviste. (N. S.) ITALIAN POETRY REVIEW. Pluringual Journal of Creativity and Criticism. Nell’editoriale firmato da Paolo Valesio (Poemysticism/Poemistica), viene spiegato il nesso profondo che congiunge tre delle diverse proposte poetiche che il volume presenta: i versi di Bernardo De Angelis, la raccolta Canto del nome di Alberto Cappi e il poemetto in forma di oratorio Rabbunì! Per voce sola! (Maria Maddalena) e coro di Alessandro Ramberti. Questo nesso – spiega Valesio – consiste in una vena o piuttosto in un tono analogo, che si può definire ‘mistico’. Ma del novero dei poeti accolti in questi numero fanno parte anche molte altre voci, tra le quali piace segnalare quella di Stefano Carrai, già ben noto come filologo e storico della letteratura: nell’ispirazione, ora delicata, ora pungente («al pontile il magnate / salpa cieco d’orgoglio»), sembra di poter rintracciare l’immaginario e le movenze ritmiche della tradizione del Novecento, tra Montale e Sereni. Nella sezione delle traduzioni, tra le altre, versioni inglese da Sandro Penna (a cura di Alexander Booth) e da Milo De Angelis (a cura di Patrizio Ceccagnoli, che pubblica qui anche una nota critica sulle varianti deangelisiane). Ricca è anche la sezione di poetologia e critica, con saggi di Matteo M. Vecchio su Montale e Eliot lettori di Antonia Pozzi; e di Caterina Verbaro sulla poesia di Antonella Anedda (Anedda che, abbinata alla Carson di Antropologia dell’acqua, è anche oggetto, più avanti, di una recensione di Maria Anna Mariani). (N. S.) NEOHELICON. Acta comparationis litterarum universarum. Volume di grande interesse, curato da Ning Wang e dedicato a Comparative Literature: Toward a (Re)construction of World Literature: contiene i risultati di un convegno sino-americano di letteratura comparata tenuto a Shangai nell’agosto 2010. Il tema aggiorna la discussione sul concetto di Weltliteratur ‘lanciato’ da Goethe nella celebre lettera ad Ackermann del 1827 proprio dopo la lettura di opere letterarie cinesi, e ripreso dal Manifesto di Marx-Engels, ma anche da Giuseppe Mazzini. Dopo aver assunto le vesti diversamente nobili del cosmopolitismo e perfino del colonialismo, la categoria di ‘letteratura mondiale’ sta assumendo nuovo significato nell’epoca della globalizzazione e si avvia a diventare l’incarnazione più attendibile e attuale della critica comparatistica, che ispira riviste come New Literary History, World Literature Today, antologie come la Norton Anthology of World Literature e l’analoga Longman Anthology of World Literature o monogra- fie come What is World Literature di David Damrosch. Questo sviluppo ha portato a enfatizzare le tendenze all’uniformazione trascurando gli aspetti di diversificazione sempre più evidenti. Il convegno ha affrontato le differenti ‘versioni’ della letteratura mondiale soprattutto in lingua cinese e inglese, interrogandosi sull’estensione del concetto, sulla sua importanza, sul ruolo della traduzione, sulla possibilità di scrivere una nuova storia mondiale delle letterature, su quale si possa definire opera di letteratura mondiale (i medesimi temi che Claudio Guillén aveva già lanciato decenni fa nel capitolo del suo L’uno e il molteplice dedicati alla Weltliteratur). Il volume si articola così in un primo capitolo dedicato alle Theoretic (Re)constructions, che comprende fra l’altro, oltre a una panoramica storica dello stesso Ning Wang, una riflessione di Michael Holquist su The place of philology in an age of world literature e un saggio di David Damrosh sulla Worldliterature as alternative discourse; un secondo su World literature and society, aperto da un intervento di Martin Puchner su World literature and the creation of literary worlds, una terza parte dedicata all’influenza della letteartura mondiale sulla nuova letteratura cinese (sulla quale si propone un saggio specifico di Zhu Shoutong). Chiude la sezione ‘libera’, intitolata Speculum, dove segnaliamo il saggio di Chjioke Uwasomba su War, violence and language in Ken Saro-Wiwa’s «Sozaboy». (Francesco Stella) WESPENNEST Dir.: Walter Famler, Verein Gruppe Wespennest, A-1020 Wien, Rembrandtstrasse 31/4, office@wespennest.at. 162, May 2012 Numero dedicato alle Anarchistische Welten e ispirato a una sorta di controinformazione che si dichiara espressione di dissidenza rispetto al mainstream, ma senza rinunciare alla professionalità. Propone quindi una riflessione sul pensiero neoanarchico, sviluppando una discussione già avviata nei paesi di lingua tedesca dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung in occasione dell’attivismo dei vari movimenti di occupazione che, secondo gli editorialisti del quotidiano, non possono definirsi anarchici ma non possono nemmeno nascondere un proprio nucleo anarchico, anche se Barbara Epstein della New York Review of Books li ha definiti «il marxismo del nuovo secolo». L’indagine è aperta dalla panoramica antologica di Ilija Trojanow sui vari “mondi anarchici” e comprende, fra gli altri, contributi di Thomas Wagner sulla democratizzazione dell’economia, di Douglas Post Park sul modello sociale premoderno, di Vandana Shiva sull’economia verde, un dialogo con Osvaldo Bayer sull’eredità anarchica nei movimenti sudamericani, un breve saggio di David Graeber Contro il capitalismo-kamikaze. Agli aspetti culturali è dedicato l’articolo di Brigitte Kronauer sulla politica nella letteratura, che indaga soprattutto la narrativa, includendo il suo romanzo Errötende Mörder (2007). Chiude il volume l’abituale buch di recensioni. (Francesco Stella) TESTO A FRONTE. Teoria e pratica de la traduzione letteraria. Nel nuovo numero di «Testo a fronte», Matteo Lefèvre introduce le versioni da tre poeti rappresentativi della «poesía social» iberica, attiva durante gli anni del franchismo. Si tratta di José Agustín Gotysolo, Carlos Barral e Jaime Gil de Biedma, i cui anniversari dalla scomparsa sono stati celebrati in Spagna tra il 2009 e il 2010. A seguire, si allineano nel volume due contributi su altrettanti ‘classici’ della modernità poetica italiana: Foscolo, la cui Dissertation inclusa nel volume Outline Engravings and Descripitions of the Woburn Abbey Marbles (1822) a cura del duca di Bedford, è oggetto di un originale studio di Vincenzo Pepe; e Montale, di cui Patrizio Alberto Andreaux analizza la versione dal poundiano Hugh Selwyn Maubrley V, arricchendo un filone degli studi montaliani – quello sulle traduzioni dall’inglese – oggi molto fortunato e ancora lontano dall’aver esaurito il suo interesse. È ancora un dialogo tra la modernità italiana e quella anglosassone al centro del contributo di Massimo Bacigalupo, che studia Lawrence Ferlinghetti traduttore di Pasolini; in particolare, l’articolo si sofferma sui Roman Poems (scelta di poesie pasoliniane pubblicata a San Francisco da City Lights nel 1986, a firma dello stesso Ferlinghetti e di Francesca Valente), mostrando come la versione in inglese tenda alla semplificazione soprattutto sintattica dell’originale. Da segnalare ancora almeno le traduzioni da Jean Portante, poeta lussembur- ghese tra i maggiori del panorama francofono contemporaneo (a cura di Camilla Diez e Francesco Fava) e i due ricordi che Franco Buffoni dedica ai maestri del secondo Novecento scomparsi recentemente: Giovanni Giudici, che aveva contribuito alla nascita di «Testo a fronte» e del quale si ripubblica qui L’educazione cattolica, tra le sue poesie più note; e Andrea Zanzotto, con il quale Buffoni ebbe uno scambio epistolare nel 1999, proprio in materia traduttologica: le due lettere, già apparse sulla rivista nel 2000, vengono ora riproposte in memoria del poeta della Beltà. Né si può tacere delle sezioni conclusive: Quaderno di traduzioni, con versioni tra le altre di Sensi da Carol Ann Duffy, di Buffoni da Wallace Stevens, di Erba da Pierre Reverdy; e le recensioni, tra cui quella di Alessandra Sarchi all’Antropologia dell’acqua di Anne Carson. (N. S.) TRANSFER. Journal of contemporary culture. Il numero della bella rivista catalana, pubblicata in lingua inglese, si apre con uno scritto di Josep Ramoneda su Barcelona, oper city, che riflette sullo statuto pluriculturale della città, definendone le prospettive per uno sviluppo futuro. Antoni Mora scrive invece su The language of the essay, coniando la definizione di «essay-assay», che interesserebbe una categoria di autori di non-fiction o di autofiction, da Améry a Coetzee. Il cuore del volume, contraddistinto in generale dall’attenzione per i problemi culturali e sociali di maggior momento (dal revisionismo all’esilio della conoscenza), è un pregevole dossier sul tema della paura nella cosiddetta ‘ipermodernità’. (N. S.) ¬ top of page |
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