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Semicerchio XXXVII (2007/02) La forma chiusa. Poesia dal carcere. pp 75-80

 

di Stefano Redaelli

I versi salvano ciò che è stato calpestato. […]
Portano ordine e armonia. Decontaminano la realtà di oggi

Jan Twardowski

Può capitare di scoprire un poeta una seconda volta: quando lo si traduce. Può capitare che alcuni versi, nella misteriosa trasmigrazione da una lingua all’altra, si dispieghino. Che certe parole fatte di bisbigli melodiosi e ostici gruppi consonantici si aprano, scardinate da nuove vocali, a risonanze e rime inattese. È quanto mi è accaduto con Jan Twardowski. Eseguendo in italiano i suoi versi, come si eseguirebbe una partitura, succede che quello «spazio che esiste tra le parole», come lui lo definiva, pausa di silenzio e ascolto, si contrae a favore di una dilatazione del canto.Avrei voluto dirglielo, ma non ho fatto in tempo. Quando ho saputo della sua morte ho pensato: «sbrighiamoci ad amare gli uomini, vanno via così in fretta». Ho pensato un suo verso, ormai diventato in Polonia un aforisma che vive di vita propria: sui cartelloni pubblicitari, nei titoli dei giornali, nei necrologi. Glielo dico ora, e forse è meglio così, perché Twardowski non amava
che si parlasse troppo di lui. Non voleva essere chiamato poeta, si definiva un sacerdote che scrive versi. «I versi sono il mio debole, ho sempre voluto scriverli, ma non ero capace», confessava, e non riusciva bene a spiegarsi il suo successo, sebbene lui stesso ce ne sveli il segreto: «non vorrei scrivere versi particolari e separati, piuttosto versi che creino uno spazio in cui ognuno si possa ritrovare. Abitare nei versi come a casa propria. Credente e non credente, solitario e non solitario, peccatore e santo». I versi di Twardowski, da più di trent’anni, incontrano in Polonia un larghissimo consenso del pubblico, è uno dei poeti più conosciuti e amati (per motivi inspiegabili, in Italia non è ancora stata pubblicata una sua raccolta). Ai laici non «dà fastidio» che sia un sacerdote, ai religiosi non dispiace la
sua «debolezza». Forse perché è al tempo stesso un poeta religioso e laico. Parla di Dio e parla dell’uomo. E lo fa ricorrendo al paradosso e all’ironia. «Solo la lingua dei paradossi può dire ciò che supera il nostro intelletto». Può dire per antinomia quel misterioso movimento tra l’effimero e l’eterno, l’incontro e il distacco, la gioia e lo sconforto, che è la vita. Può parlare di Dio: «Dio parla una lingua illogica secondo la nostra logica, come si può, dunque, parlare di Lui con un’altra lingua?» Per Twardowski l’ironia è «uno dei paradossi, un modo di sorprendere e contemporaneamente un’espressione d’umiltà. Difende dal pathos che è sempre una presunzione», e dallo zelo apostolico che, come la pedanteria, ha ben poco in comune con la poesia. È, in definitiva, una forma di distanziamento. La terza cifra di Twardowski è la semplicità. I suoi versi disarmano; sembrano volerci unicamente restituire qualcosa di nostro. Anch’io mi sono ritrovato a casa in essi e rimpiango
di non aver conosciuto Twardowski di persona.Alcuni anni fa andai alla presentazione di un suo libro. All’ultimo momento lui si sentì male e non poté essere presente. Il cuore gli funzionava sempre peggio. Scrivendo questa pagina, scopro la tristezza dei suoi versi: «quando pensiamo a qualcuno restandone senza», quella bella tristezza: «non te ne andare non ci abbandonare / faccia triste della bellezza», che è nostalgia di eternità: «l’eternità era sempre con noi / e a noi sembrava che tutto fosse effimero un po’ per finta».

Nota biografica

Jan Twardowski nasce nel 1915 a Varsavia. Nel 1937 s’iscrive alla facoltà di Filologia Polacca dell’Università di Varsavia. Nel 1943 entra clandestinamente in seminario. Prende parte, nel 1944, all’Insurrezione di Varsavia. Nel 1947 porta a termine gli studi interrotti a causa della guerra, nel 1948 viene ordinato sacerdote. Muore il 18 gennaio 2006 a 90 anni. Ha avuto diversi debutti poetici. Il primo con il libro Powrót Andersena (Il ritorno di Andersen) nel 1937, il secondo dopo 22 anni, nel 1959, con Wiersze (Versi), il successivo dopo undici anni, nel 1970, con Znaki ufności (Segni di fiducia) e ancora, nel 1979, con Poezje wybrane (Poesie scelte). Dopo il 1980, i suoi libri di poesia e prosa si moltiplicano; attualmente sono circa sessanta e numerosi i premi da lui ricevuti (PEN-Club, Fondazione Irzykowski, Ministero della Cultura e dell’Arte, Feniks, Ikar, Dottorato Honoris Causa dell’Università Cattolica di Lublino, etc.).


 

 

BLISCY I ODDALENI

Bo widzisz tu są tacy którzy się kochają
i muszą się spotkać aby się ominąć
bliscy i oddaleni jakby stali w lustrze
piszą do siebie listy gorące i zimne
rozchodzą się jak w śmiechu porzucone kwiaty
by nie wiedzieć do końca czemu tak się stało

są inni co się nawet po ciemku odnajdą
lecz przejdą obok siebie bo nie śmią się spotkać
tak czyści i spokojni jakby śnieg się zaczął
byliby doskonali lecz wad im zabrakło

bliscy boją się być blisko żeby nie być dalej
niektórzy umierają-to znaczy już wiedzą
miłości się nie szuka jest albo jej nie ma
nikt z nas nie jest samotny tylko przez przypadek
są i tacy co się na zawsze kochają
i dopiero dlatego nie mogą być razem
jak bażanty co nigdy nie chodzą parami

można nawet zabłądzić lecz po drugiej stronie
nasze drogi pocięte schodzą się z powrotem


VICINI E DISTANTI

Perché vedi qui ci sono quelli che si amano
e devono incontrarsi per evitarsi
vicini e distanti come in uno specchio
si scrivono lettere bollenti e fredde
si dividono come fiori gettati nel riso
per non sapere in fine perché così è stato

ci sono altri che perfino al buio si ritrovano
ma si passano accanto perché non osano incontrarsi
così puri e tranquilli come neve che inizia a cadere
sarebbero perfetti se non gli mancassero difetti

i vicini hanno paura di stare vicino per non essere
[lontano
alcuni muoiono – vale a dire già sanno
l’amore non si cerca o c’è o non c’è
nessuno di noi è solitario solo per caso
ci sono anche quelli che si amano per sempre
e solo per questo non possono stare insieme
come fagiani che non vanno mai in coppia

si può perfino errare ma dall’altra parte
le nostre strade solcate ritornano insieme


 

 

ŚPIESZMY SIĘ

Śpieszmy się kochać ludzi tak szybko odchodzą
zostaną po nich buty i telefon głuchy
tylko to co nieważne jak krowa się wlecze
najważniejsze tak prędkie ze nagle się staje
potem cisza normalna więc całkiem nieznośna
jak czystość urodzona najprościej z rozpaczy
kiedy myślimy o kimś zostając bez niego

Nie bądź pewny że czas masz bo pewność niepewna
zabiera nam wrażliwość tak jak każde szczęście
przychodzi jednocześnie jak patos i humor
jak dwie namiętności wciąż słabsze od jednej
tak szybko stąd odchodzą jak drozd milkną w lipcu
jak dźwięk trochę niezgrabny lub jak suchy ukłon
żeby widzieć naprawdę zamykają oczy
chociaż większym ryzykiem rodzić się nie umierać
kochamy wciąż za mało i stale za późno

Nie pisz o tym zbyt często lecz pisz raz na zawsze
a będziesz tak jak delfin łagodny i mocny

Śpieszmy się kochać ludzi tak szybko odchodzą
i co nie odchodzą nie zawsze powrócąi

nigdy nie wiadomo mówiąc o miłości
czy pierwsza jest ostatnia czy ostatnia pierwsza


SBRIGHIAMOCI

Sbrighiamoci ad amare gli uomini vanno via così in fretta
e si lasciano dietro scarpe e un telefono muto
solo le cose dappoco si trascinano come una mucca
le più importanti sono così veloci che d’un tratto accadono
poi silenzio ordinario dunque del tutto insopportabile
come una purezza nata semplicemente dalla disperazione
quando pensiamo a qualcuno restandone senza

Non essere certo di avere tempo ché la certezza incerta
ci toglie la sensibilità così come ogni felicità
viene contemporaneamente come il pathos e l’humour
come due passioni sempre più deboli di una
così in fretta se ne vanno come il tordo tacciono in luglio
come un suono un po’ sgraziato o come un inchino secco
per vedere davvero chiudono gli occhi
sebbene sia un rischio più grande nascere che morire
amiamo ancora troppo poco e sempre troppo tardi

Non scriverlo troppo spesso ma scrivi una volta per sempre
e sarai come un delfino mite e forte

Sbrighiamoci ad amare gli uomini vanno via così in fretta
e quelli che non se ne vanno non sempre tornano

e non si sa mai parlando d’amore
se il primo sia l’ultimo o l’ultimo il primo


SPOTKANIE

Barbarze A.

Ta jedna chwila dziwnego olśnienia
kiedy ktoś nagle wydaje się piękny
bliski od razu jak dom kasztan w parku
łza w pocałunku
taki swój na co dzień
jakbyś mył włosy z nim w jednym rumianku
ta jedna chwila co spada jak ogień

nie chciej zatrzymać
rozejdą się drogi -
samotność łączy ciała a dusze cierpienie

ta jedna chwila
nie potrzeba więcej

to co raz tylko - zostaje najdłużej

INCONTRO

a Barbara A.

Quell’attimo di strano abbaglio
quando qualcuno di colpo sembra bello
vicino d’un tratto come casa castano nel parco
lacrima nel bacio
così tuo per ogni giorno
come se lavassi i capelli con lui nella stessa camomilla
quell’attimo che scende come fuoco

non volerlo trattenere
si dividono le strade -
la solitudine unisce i corpi e le anime la sofferenza

quell’attimo solo
non serve altro

ciò che solo una volta - rimane più a lungo

 

PISANIE

ezu który nie brałeś pióra do ręki
nie pochylałeś się nad kartką papieru
nie pisałeś ewangelii

dlaczego nie pisze się tak jak się mówi
nie pisze się tak jak się kocha
nie pisze się tak jak się cierpi
nie pisze się tak jak się milczy

pisze się trochę tak jak nie jest

 

SCRIVERE

Gesù che non hai preso in mano la penna
non ti sei chinato sul foglio di carta
non hai scritto il Vangelo

perché non si scrive così come si parla
non si scrive così come si ama
non si scrive così come si soffre
non si scrive così come si tace

si scrive un po’ così come non è


BEZ NAS

Odejdźmy już nie wróćmy
nareszcie samotność będzie sama
miłość bez chęci posiadania
Bóg bez pytań
rozpacz bez reklamacji
piękno bez estetyki
niebo białe po burzy po deszczu niebieskie

jeszcze trochę pomarudzi ostatnie słowo jak bezradny
[baran
jeszcze wiatr szarpnie oknem bo ciepło spotka zimno
poskacze zielony pasikonik który porzucił wielkość
żeby wybrać szczęście
jeszcze zaboli długopis co mi został po matce
ale wszystko będzie już naprawdę
bo bez nas


 

SENZA DI NOI

Andiamocene e non torniamo più
finalmente la solitudine sarà sola
l’amore senza voglia di possedere
Dio senza domande
lo sconforto senza reclami
la bellezza senza estetica
il cielo bianco dopo la tempesta dopo la pioggia azzurro

ancora un po’ brontolerà l’ultima parola come montone
[impotente
ancora il vento sbatterà la finestra ché il caldo incontrerà
[il freddo
salterà la locusta verde che ha rigettato la grandezza
per scegliere la felicità
mi farà ancora male la penna rimasta di mia madre
ma tutto sarà ormai davvero
perché senza di noi


 

 

CZAS NIEDOKOŃCZONY

Nie opowiadajcie razem i osobno
że nie ma ludzi niezastąpionych
bo przecież moja matka
łagodna i nieubłagana
cała w czasie teraźniejszym niedokończonym
wychyla się z nieba
żeby mi przyszyć oberwany guzik
kto to lepiej potrafi
w czyich palcach drży igła jak drucik ciepła
gdy tyle dzisiaj uczuć a mało miłości
i tyle cudzych kobiet a żadna nie moja
a śmierć tak bardzo ważna bo się nie powtórzy
i smutek jak sprzed wojny ostatnia choinka

a przecież ta babcia z przeciwka
przy stoliku na kółkach
z pasjansem co nie wychodzi
tak bardzo szybko żyła umarła pomału
a czasami tak skryta że płakała w wannie

lub ta co z sercem przyszła wojna ją zabiła
razem z jasną torebką do letniej sukienki
kto przywróci jej ciało kiedy nie ma ciała
jej nos na mnie skrzywiony
i kogutek włosów


TEMPO INCOMPIUTO

Non raccontate insieme e separatamente
che non ci sono uomini insostituibili
perché mia madre
delicata e intransigente
tutta nel tempo presente incompiuto
si sporge dal cielo
per cucirmi un bottone staccato
chi sa farlo meglio
nelle dita di chi trema l’ago come un filino di calore
oggi che ci sono tanti sentimenti e poco amore
e tante donne altrui e nessuna mia
e la morte così importante perché non si ripete
e la tristezza come prima della guerra l’ultimo albero di
[natale

e quella nonna di fronte
vicino al tavolino a rotelle
con il solitario che non riesce
così in fretta è vissuta e morta così piano
a volte così nascosta che piangeva nella vasca

oppure quella che col cuore è venuta la guerra l’ha uccisa
insieme alla borsetta chiara col vestito estivo
chi le restituirà il corpo quando non c’è corpo
il suo naso storto verso di me
e il ciuffo dei capelli


 

ODA DO ROZPACZY

Biedna rozpaczy
uczciwy potworze
strasznie ci tu dokuczają
moraliści podstawiają nogę
asceci kopią
święci uciekają jak od jasnej cholery

lekarze przepisują proszki żebyś sobie poszła
nazywają cię grzechem
a przecież bez ciebie
byłbym stale uśmiechnięty jak prosię w deszcz
wpadałbym w cielęcy zachwyt
nieludzki
okropny jak sztuka bez człowieka
niedorosły przed śmiercią
sam obok siebie


ODE ALLO SCONFORTO

Povero sconforto
mostro onesto
t’infastidiscono terribilmente
i moralisti ti fanno lo sgambetto
gli asceti ti prendono a calci
i santi ti fuggono come la peste

i medici prescrivono bustine per farti andar via
ti chiamano peccato
eppure senza di te
sarei sempre sorridente come un maialino nella pioggia
cadrei in un’estasi bovina
disumana
terribile come un’arte senz’uomo
immaturo davanti alla morte
solo accanto a me


 

 

 

WYGNANI

Biblia milczy czy się Adam z Ewą całowali
bardzo wielu współczesnych nic to nie obchodzi
chociaż najpierw się żyje a potem pomyśli

a jednak jak to było w sam raz poza bramą
może mówili patrząc w czarne gwiazdy złote
chyba tutaj także będziemy się kochać
miłość za nami biegnie choć nie ma doświadczeń
trudniej po raju niż po ziemi chodzić

nie wiedzieli nawet jak w oczy popatrzeć
czy od razu całować czy ukryć wzruszenie

a miłość tylko jedną można wszędzie spotkać
przed grzechem i po grzechu zostaje ta sama


ESILIATI

La Bibbia non dice se Adamo ed Eva si baciavano
a molti contemporanei non importa affatto
sebbene prima si viva e poi si pensi

ma com’era a pennello oltre la porta
magari dicevano guardando le stelle nere dorate
forse anche qui ci ameremo
l’amore ci corre dietro pur non avendo esperienza
è più difficile camminare in cielo che sulla terra

non sapevano neppure come guardare negli occhi
se baciare subito o celare l’emozione

ma un amore solo si può ovunque incontrare
prima e dopo il peccato il medesimo rimane


WIECZNOŚĆ

Mieczysławowi Milbrandtowi

Wciąż wieczność była z nami
a nam się zdawało
że wszystko jest nietrwałe więc trochę na niby
jak zając niechroniony lub trzmiel na ostróżkach
że ciemno kapie z zegarka jak z rany
że czas zmarnowany stale i za krótki
każdą miłość zamienia na łzy bardzo drobne
że dawni zakochani już się nie całują
bo list najpierw przybliża a potem oddala
dopóki będzie poczta ze skrzynką czerwoną
i panny łzy nieznośne a dobre za nudne
i słów wszystkich za wiele bo brakuje słowa
Wciąż wieczność była z nami
a nam się zdawało
że czas wszystko wymiecie mądry i niechętny
że tylko nie odleci sójka zbyt ostrożna
bo po to żeby cierpieć trzeba być bezbronnym
jak dzieciństwo na wsi z królikiem przy sercu

Patrz - mówiłeś - tak wszystko na oczach się zmienia
jak pasikonik za szybko zielony
więc możemy nie poznać nawet swego domu
połóż chociaż nożyczki na tym samym miejscu
naparstka po mamusi nie oddaj nikomu
i trzymaj fotografię bo Pan Bóg je zdmuchnie

zwłaszcza kiedy podbiał zamyka się na noc
a pszczoła sprawy ważne powiadamia tańcem
i każda chwila już nie teraźniejsza
stale przeszła lub przyszła
ostatnia i pierwsza
Wciąż wieczność była z nami
a nam się zdawało

 

 

 

 

ETERNITÀ

a Mieczysław Milbrandt

L’eternità era sempre con noi
e a noi sembrava
che tutto fosse effimero un po’ per finta
come una lepre indifesa o un calabrone sui delfini
che gocciolasse nero dall’orologio come da una ferita
che il tempo sempre sprecato e troppo breve
ogni amore trasformasse in lacrime spicciole
che gli innamorati di un tempo non si baciassero più
perché una lettera prima avvicina e poi allontana
finché ci sarà la posta con la cassetta rossa
e le signorine lacrime insopportabili e buone troppo noiose
e troppe le parole di tutti perché mancano le parole
L’eternità era sempre con noi
e a noi sembrava
che il tempo saggio e restio tutto spazzasse
che solo la ghiandaia troppo prudente non volasse via
perché per soffrire occorre essere indifeso
come l’infanzia in campagna con un coniglietto accanto
[al cuore

Guarda - dicevi - tutto cambia sotto i nostri occhi
come una locusta verde troppo in fretta
dunque possiamo non riconoscere perfino casa nostra
poggia almeno le forbici in quello stesso posto
non dare a nessuno il ditale della mamma
e tieni le fotografie ché il Signore Dio le soffierà via

specie quando il farfaro si chiude per la notte
e l’ape segnala le cose importanti con una danza
e ogni attimo non è più presente
sempre passato o futuro
ultimo e primo
L’eternità era sempre con noi
e a noi sembrava


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