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Tradurre i trovatori: la lirica trobadorica e il corpo del desiderio
(seminario ed esercizi di scrittura poetica)
Gaia Gubbini
(Institut für Italienische Philologie der Ludwig Maximilian Universität München)
1. Un progetto sulla traduzione della poesia dei trovatori
Il presente progetto, la cui realizzazione è prevista nella primavera del 2021, si colloca nell’ambito di una collaborazione con la rivista e la Scuola di scrittura di “Semicerchio” e ha come obiettivo una riflessione – accompagnata da esercizi pratici di scrittura – sulla traduzione e ‘ricreazione’ in italiano moderno di testi appartenenti al corpus lirico dei trovatori. Da sempre attiva nel campo degli studi sulla teoria e sulla pratica della traduzione, in un numero dedicato agli Altri medioevi. Il linguaggio del mondo nella poesia persiana, celtica, bizantina (24-25, 2002), “Semicerchio” aveva aperto un cantiere sulle possibilità di tradurre testi medievali appartenenti a lingue lontane o periferiche: esercizio che poneva tanto un problema di avvicinamento culturale che quello dell’avvicinamento al lettore moderno senza effetti di esotismo.
Il mondo romanzo medievale e in particolare quello rappresentato dalla poesia della Francia meridionale ha esercitato un influsso profondo sulla letteratura dell’Europa medievale ed è tornato regolarmente nei secoli a influenzare autori e correnti letterarie molto diverse (per esempio, nel XX secolo, l’estetismo di Stefan George, i grandi modernisti americani e brasiliani, l’Oulipo francese) suscitando rivisitazioni e anche traduzioni molto diverse. Il progetto si propone di avviare una serie di esperimenti di traduzione in italiano – una traduzione poetica e di gusto contemporaneo – di una selezione antologica dalla produzione lirica dei trovatori. La selezione si concentrerà sul tema del desiderio amoroso e della sua relazione con le dimensioni della corporeità e dell’immaginazione – nodi fondamentali per comprendere la dialogicità sincronica e l’evoluzione diacronica della lirica trobadorica.
La poesia trobadorica è una novità radicale – con l’amor cortese (la fin’amor), dove il supplizio amoroso è sofferenza ricercata, amata, desiderata – che pure ha radici ben piantate nella tradizione classica e patristica, da cui trae un ricchissimo repertorio di immagini e metafore che “riusa” e innova. Le metafore amorose di derivazione classica – in particolare ovidiana –, il rapporto con la parallela poesia mediolatina, il retroterra biblico e patristico del pensiero medievale, il feudalesimo delle colte corti della Francia meridionale concorrono a formare una poesia che già ai suoi esordi si presenta perfettamente matura. In questo contesto, e in una produzione lirica che, pur annoverando importanti esempi di poesia politica (rappresentata dal genere del sirventes), è perlopiù poesia d’amore, il tema del desiderio è di cruciale importanza. Strettamente connesse al desiderio risultano in tale produzione lirica le sfere della corporeità e dell’immaginazione, nella loro doppia dimensione del corpo desiderato e immaginato – il corpo di Midons –, e del corpo che desidera e immagina – il corpo dell’Io-lirico. I trovatori hanno prodotto su questi temi versi memorabili – e fondativi per la storia della lirica europea: tali testi saranno dunque alla base della selezione antologica.
2. Seminario ed esercizi di scrittura.
Un seminario avrà luogo nella primavera del 2021 nell’ambito della Scuola di Scrittura di “Semicerchio” e dei Seminari organizzati dalla Sezione Medievistica del Progetto di Eccellenza del DFCLAM (Unisi) col Centro Studi Comparati I Deug-Su (www.centroideugsu.unisi.it) da concepirsi in due fasi. La prima fase sarà dedicata alla spiegazione di come tradurre un testo medievale – e in particolare dei testi lirici come quelli trobadorici, una tradizione di poesia regulata e ad alto tasso retorico. La seconda fase sarà a sua volta bipartita: prima di tutto ci si concentrerà su alcune traduzioni e rielaborazioni poetiche del XX e XXI secolo in italiano della poesia trobadorica – esemplari in tal senso sono le Reliquie arnaldine contenute in Canzonette mortali, Milano 1986, di Giovanni Raboni, la traduzione-travestimento di Pietro Tripodo sempre da Arnaut Daniel (Canti di scherno e d'amore, Fazi, Roma 1997), e l’ipersestina di Gabriele Frasca, Poesie da tavola (in Rame, Corpo 10, Milano 1984, poi anche nell’autoantologia Prime, Roma 2007). Il seminario si concluderà infine con una prova sul campo, in cui si svolgeranno degli esercizi di traduzione poetica dei partecipanti. L’ostacolo costituito dalla conoscenza della lingua antica, oltre che dal tutoring offerto ai partecipanti, può essere superato attraverso l’uso di ‘traduzioni di servizio’. Si tratta di un procedimento frequente, usato anche da grandi autori poco (o a volte anche per nulla) padroni di lingue dalle quali hanno comunque dato traduzioni di grande valore poetico. Lo statuto stesso della ‘traduzione di servizio’, merita peraltro una riflessione particolare che può svolgersi con l’aiuto dei partecipanti. Soprattutto, negli esercizi proposti, la traduzione, pur ‘fedele’ nel senso profondo, sarà fortemente improntata ad un lavoro creativo sul testo, ad una sua rielaborazione sul piano del lessico e del tessuto linguistico e ad una sua attualizzazione nel XXI secolo. Una scelta antologica delle traduzioni realizzate potrà essere pubblicata nella rivista.
Nel tutoring offerto ai partecipanti al corso, metterò a disposizione la mia doppia esperienza di traduzione dalla lingua dei trovatori. Da un lato come studiosa, autrice di saggi sull’argomento (per esempio nel volume Tactus, osculum, factum. Il senso del tatto e il desiderio nella lirica trobadorica, Roma, 2009). Dall’altro come prosecuzione della mia attività poetica. Ho infatti già avuto modo di lavorare in tale direzione nel contesto della mia raccolta poetica, Heloysa novissima, Edizioni d’if, Napoli, 2013 - vincitrice del Premio di Letteratura i miosotìs intitolato a Giancarlo Mazzacurati e a Vittorio Russo, VII Edizione 2012/13 -, dove sono presenti anche alcune mie traduzioni di testi trobadorici.
Il progetto usufruirà di un sostegno dell’Institut für Italienische Philologie della Ludwig Maximilian Universität München.
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