« indietro ANITA PIEMONTI e MARINA POLACCO (a cura di), Sogni di carta. Dieci studi sul sogno raccontato in letteratura, 206 pp., € 10,85; PAOLO ZANOTTI, Il giardino segreto e l’isola misteriosa. Luoghi della letteratura giovanile, 157 pp., € 9,30. Coll. «Cartografie dell’immaginario», Firenze, Le Monnier, 2001.
I volumi in questione della collana di saggi diretta da R. Ceserani si caratterizzano per una ‘contiguità’ non tanto nella loro successione editoriale, quanto nei temi trattati, che si inquadrano nell’ambito suggestivo quanto complesso di una «cartografia dell’immaginario». La metafora geografica – o geopoetica come talvolta la si definisce oggi – è un richiamo archetipico all’itinerarium mentis della modernità: una ‘toponomastica’ della soggettività sdoppiata e segnata dalle tracce di un percorso erratico dell’Io verso la propria agnizione. Il primo volume prende forma, come Ceserani e Lavagetto annunciano in premessa, da una ricerca, comune a diverse Università italiane, che «si pone quale scopo l’analisi del sogno come microtesto narrativo» nel romanzo europeo moderno, dove l’interpretazione dei sogni freudiana costituisce un presupposto ineludibile benché, per certi aspetti, sorpassato. Si tratta di osservare come il sogno – in qualità di scrittura involontaria e tuttavia, per così dire, differita – condizioni il testo ‘intenzionale’ e con esso interagisca offrendo varie modalità e vari livelli di contaminazione tra la coscienza vigile e il somnium. Di qui, l’analisi di produzioni ‘intermedie’ tra lo statuto letterario e quello onirico come il delirio, la visione, il racconto fantastico o il sogno inventato. L’assunto centrale (per la sua complessità teorica) resta, a buon diritto, quello del sogno raccontato (cui Valéry non volle, come ricordano i curatori nell’introduzione, attribuire alcuna sovra determinazione rispetto al récit tout court) in qualità di statuto mediano tra il sogno vissuto e la sua necessaria transcodifica verbale e scritturale. Il titolo stesso, «sogni di carta», pare riallacciarsi indirettamente ad una matrice biblica in cui il processo onirico altro non sarebbe che la ‘metabolizzazione’ individuale di una verità custodita e mai ‘decodificata’ (si ricorderà l’archetipo della pergamena inghiottita in Ezechiele o l’Accipe librum et devora illum dell’Apocalisse). L’impostazione comparatistica fornisce al tema una molteplicità di approcci, che testimoniano sia dell’esistenza di un «codice culturale » proprio ad ogni transcodifica sia di un inconscio collettivo che sottende alla verità sognata ed inespressa. Così si troveranno accanto autori diversi per ispirazione, tempi e luoghi, come Walser, la Morante e Yehoshua o Dumas e Grillparzer; nonché diversi generi, che vanno dal romanzo al feuilleton, dal teatro al giallo, dall’Ottocento alla contemporaneità. Contigua per vari aspetti è, come si è detto, l’opera di Zanotti, incentrata sul tema suggestivo di una geografia dell’interiorità giovanile tra le tentazioni di un ubi consistam e di un hortus conclusus e quelle di una fuga salvifica verso i «verts paradis» (o i «green worlds») di una vita anteriore. È questo, pare, lo statuto duplice dei luoghi della letteratura giovanile indagati in quest’opera in cui il sogno, talvolta realmente vissuto, talaltra ricreato, assolve una funzione di prim’ordine. L’autore menziona un libro della contessa di Ségur, dal titolo Le disavventure di Sophie, del 1859, in cui «compare in sogno la scelta evangelica tra le due vie sotto forma di un giardino lussureggiante del male e di uno squallido giardino del bene». E Zanotti sottolinea che se l’immagine del giardino e dell’isola sono per certi aspetti sovrapponibili (inquantoché spazi conchiusi dell’‘interiorità’), tuttavia la seconda implica uno ‘sforzo’, ovvero un percorso iniziatico verso un altrove ignoto, e perciò facilmente identificabile con il Male. Seguendo un duplice percorso, progressivo (l’acquisizione dell’età adulta) e regressivo (il nostos verso i giardini d’infanzia), si confrontano i due vissuti complementari della scoperta (l’avventura) e della rivisitazione (il ritorno). Un’analisi approfondita dei romanzi per la gioventù così come dei contes des fées o dei romances rivela infatti la continua osmosi tra il sogno vissuto e il sogno ricreato e simbolizzato, così come tra i luoghi dell’infanzia e quelli dell’età adulta. Dal giardino dell’Alice di Lewis Carrol nei versi di Eliot a quello di Spenser; dagli eroi di Verne al Robinson di Tournier, dalla tradizione cortese medievale a Edgar Allan Poe, i percorsi immaginari si intrecciano con effetti di grande suggestione.
(Michela Landi) ¬ top of page |
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