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« indietro CONCEIÇÃO LIMA. O útero da casa. Lisboa: Caminho, 2004.66 pagine, 11
Conceição Lima è una poetessa originaria dell’isola di São Tomé, ma che vive a Londra, dove lavora come giornalista per la BBC. In questo suo primo libro, l’autrice parte alla ricerca di un luogo originario, in questo senso materno, in cui si assestano i sogni ed i ricordi collettivi e individuali. Questo luogo, denominato nel titolo «l’utero della casa», fa capolino in versi che «in termini riflessivi costruiscono il racconto di una generazione, metonimia di un segmento narrativo nel racconto della nazione», come rileva nella prefazione la critica Inocência Mata.
La presenza dell’origine mítica è vissuta con il dolore di chi vive in esilio, e ha una coscienza storica degli avvenimenti che marcarono la vita dell’isola, come rivelano questi versi: «adesso sappiamo che la Piazza è minuscola / l’estensione della nostra attesa / non è mai racchiusa nei suoi limiti» (p. 28). Ciò nonostante, l’appello ad un’origine ombelicale diventa una necessità fondamentale per la ricostruzione identitaria, tanto collettiva quanto individuale, come recitano i versi d’apertura del libro: «mi voglio sveglia / se ritorno all’utero della casa / per tastare la diurna penombra / delle pareti / nella pelle delle dita rivivere la dolcezza /dei giorni sotterranei / dei momenti trascorsi» (p. 17).
Citando nuovamente la presentazione del libro, comprendiamo che «il flusso storico nella poesia di Conceição Lima sembra essere la forza motrice della produzione di significato. In realtà, il contenuto emozionale di alcune di queste ventotto poesie è, poeticamente, accompagnato dai ricordi del passato recente ed esposto [...] all’analisi della coscienza individuale, messa a confronto con la collettiva. Ne risulta una scrittura che, a volte, diventa corrosiva nel citare la Storia». Questo sguardo corrosivo lanciato sui fatti storici è evidente in poesie come Roça (p. 30), dove leggiamo: «Domandano i morti: / perché nascono radici dai nostri piedi? / Perché insistono nel sanguinare /nelle nostre unghie / i petali dei cacaueiros? / Che regno è quello che abbiamo piantato?».
D’altro canto, le poesie di Conceição Lima si rivestono della presenza di persone o luoghi amati, che irrompono nei testi per equilibrare la nostalgia amara di un passato che non sempre si può celebrare. In questo senso, anche la fratellanza con altri luoghi, attraversati da un destino simile, echeggiano nelle parole di questa poetessa che fa del suo libro d’esordio una splendida testimonianza di come la lingua portoghese imposta durante il processo di colonizzazione africana sa creare oggi legami che vanno oltre la violenza, l’oppressione e la paura, legami che si intensificano poco a poco nella piccola comunità riunita attorno alla poesia: «e quando ti chiederanno / risponderai che qui nulla è successo / se non nell’euforia della poesia» (p. 24).
Prisca Agustoni
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