« indietro HEITOR FERRAZ MELLO, Coisas imediatas [1996- 2004], Rio de Janeiro, 7 Letras 2004, pp.170, s.i.p. Heitor Ferraz è un poeta che echeggia, nei suoi versi scritti tra 1996 e 2004, e qui riuniti, la voce di Carlos Drummond de Andrade, ma con delicata finezza lirica e con una buona dose di ironia che fanno di lui un poeta estremamente originale. Questa caratteristica è riconoscibile sin dall’epigrafe da lui selezionata per aprire la raccolta poetica: un verso di Drummond che si rivela centrale per entrare nella sua poetica, «(e qui sono / José, Leovigildo, Heitor, / uomo urbano in generale)». L’intenzione di giocare con le allusioni, con l’intertestualità ludica, è una presenza costante nella sua opera, dosata ciò nonostante con cautela, per evitare il rischio dello svuotamento di senso. Il poeta dedica il suo interesse alle «cose immediate» che appaiono nei testi: scene di vita quotidiana, immagini di un paese e dei suoi paradossi, brevi flash colti sotto casa. Ma la poesia non viene presentata già pronta: in effetti, il poeta non nasconde l’officina letteraria che lo abita, il processo mentale che precede la scrittura. Al contrario, è molto interessante cogliere, nei testi di Heitor Ferraz, le piccole rivelazioni o confessioni di un poeta che seleziona, tra le molte «cose immediate» della realtà, quelle delle quali parlare, perché è lecito farlo, perché esiste un linguaggio in grado di farlo, e quelle delle quali non si può parlare, perché il solo fatto di descrivere un avvenimento transforma il poeta in un voyeur ambiguo. Un ottimo esempio lo troviamo nella poesia Minha casa (p. 44): «La mia casa è un rifugio / di notte / quando il sonno non viene / vado alla porta per fumare una sigaretta / l’uomo protetto / sotto una piccola pensilina di un garage / parla da solo / come mio figlio quando gioca / l’uomo imita conversazioni / e rovista inun sacchetto del supermercato / mi allontano dalla poesia che gli occhi spioni / potrebbero indicare / mi rifugio tra gli articoli di casa / quell’uomo sotto la pensilina / rimane inaccessibile». La poesia di Heitor Ferraz è attraversata da piccoli avvenimenti che non sconvolgono la logica apparentemente tranquilla del quotidiano, ma che introducono pericolose insidie che minano il trascorrere della vita, come l’emblematica poesia Resumo do dia (p. 164), che riassume in pochi versi l’originalissima ironia di cui si nutre l’intera raccolta: «Nessun messaggio di morte / che sempre sconvolge / tanto la famiglia. / Il mondo perplesso si è fermato / e la vita / obliqua / ha preferito continuare a tradire / senza uccidere nessuno». ¬ top of page |
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