« indietro AMEDEO ANELLI, Oltre il Novecento. Guido Oldani e il realismo terminale. Con nove poesie inedite e un’intervista a Guido Oldani. Voghera, Libreria Ticinum Editore, 2016, pp. 60, € 10,00. In: «Semicerchio» LVII (2017/2), Uncreative poetry, p. 83 Oltre il Novecento. Guido Oldani e il realismo terminale è un omaggio critico che il poeta Amedeo Anelli offre all’amico di “epica zanzara” Guido Oldani. Si tratta di un peculiare manifesto di poetica per interposta persona, le cui coordinate principali sono tutte già sottese in quell’ Oltre del titolo specchiato non a caso nell’aggettivo terminale. Terminale “indica la direzione di un percorso in epoca di globalizzazione”, parola fraterna a un Oltre riferito alla mutazione antropologica che ispira la poesia di Oldani. Il suo verso è cioè testimone dell’ondata di cambiamento che pur essendo emersa nella seconda metà del Novecento si intensifica e sfoga ben oltre gli argini novecenteschi, rovesciandosi sull’era 2.0. È un mutamento di “percezione della realtà”—come sottolinea bene Anelli—ormai iper-determinata dai prodotti, dagli artefatti, dagli oggetti che hanno spodestato l’uomo dalla posizione centrale nella nuova “rivoluzione copernicana” della ‘Roba’. L’urbanizzazione e la metropolizzazione hanno portato a un ammassamento degli oggetti sull’umanità, che innalza questi ultimi a propri modelli. Ma una volta che “la costituzione di questo stadio universale dell’esistere”, di “questa Torre di Babele sotto forma di una costellazione di metropoli brulicanti” è stata realizzata—sottolinea Oldani nell’intervista inedita inclusa nel volume—la sua poesia viene a coincidere con tale meccanismo nella similitudine rovesciata. Ancora una volta un’altra forma di oltranza, sia nel senso di un superamento della poesia del Novecento in favore di una poesia con “forti radici corporee,” sia nel senso di un ripiegamento dell’Oltre su se stesso nell’istante in cui la similitudine non rimanda più a un trascendente beyond, ma ricade sull’immanente artefatto. Le poesie inedite presenti nel volume si fanno carico di esemplificare le parole dei due amici in conversazione: cosí il “punto di matita” sul muro non assomiglia più alla vita, e “un chiodo nella fornitura” non assomiglia più all’anima, ma viceversa, “forever it will be the vice versa.” (Oldani, G. “Terminal realism.” Annali d'Italianistica. 29 (Annual 2011)) Ponendo l’accento sull’ Oltre, Anelli scopre la chiave di volta che gli permette di enucleare lucidamente i punti cardine della poesia di Oldani, ma soprattutto di rivelarne la tensione etica. Tale carica affonda le sue radici in un hegelo-marxismo che Oldani reinterpreta alla luce della sua visione ironica sul mondo: “Marx voleva emancipare le masse umane mentre noi si vuole liberare le masse sempre moltiplicantesi di prodotti, del quale l’uomo può essere al massimo un badante.” L’intento conoscitivo della poesia di Oldani, che testimonia la condizione di asservimento dell’umanità agli oggetti creati, che apre “nel distanziamento ironico [a] interrogazioni ulteriori,” è, tuttavia, nota bene Anelli, sempre sottoposta alla missione etica di chi intravede in questa forma di alienazione oggettistica una possibilità di rinascita. In Oltre il Novecento, Anelli riesce nel compito fondamentale di mostrare come la poesia di Oldani, senza mai scadere nella ottimistica utopia, lasci il campo alla possibilità che l’Oltre terminale del processo di addomesticamento dell’uomo operato dagli oggetti consista nelle “future Colonne d’Ercole, al di là delle quali, o Ulisse troverà la morte o Cristoforo Colombo scoprirà l’America.” Teresa Valentini ¬ top of page |
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