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IN SEMICERCHIO. RIVISTA DI POESIA COMPARATA LXIV (2021/1) pp. 127-128 (scarica il pdf)

FABIANA DI MATTIA, GIADA PIERCIBALLI, FEDERICA PISACANE, CAMILLA RAMACCINI E JACOPO MARIA ROMANO (a cura di), Le intensità collettive. Scritti per Pier Vittorio Tondelli, Massa, Transeuropa 2020, pp. 156, euro 14,25


Come scrive Pierluigi Pellini nella premessa, e come successivamente ripreso sulla copertina del libro, «uno dei motivi di interesse del volume è quello di prendere l’opera di Tondelli sul serio, senza partire da un giudizio critico predefinito» (p. 5). Un’opera ricca e complessa, quella di Tondelli, dalle inflessioni letterarie, giornalistiche e documentaristiche che, nell’arco di un ventennio cardine della storia italiana, si è imposta nel panorama culturale del Paese.
A trent’anni dalla morte dell’autore di Altri libertini, questo volume, frutto di una serie di incontri di ‘Ciclomaggio’, tenuti a Siena nel 2019, attraverso molteplici testimonianze, ci offre uno spaccato quanto più dettagliato e realistico di quello che, dopo il ’68, era l’universo storico e sociale del mondo giovanile italiano; universo in cui si è articolata l’esperienza umana e culturale di Pier Vittorio Tondelli, nel quale si è imposto come «scrittore di due generazioni importanti, quelle degli anni settanta e degli anni ottanta» (p. 32).
Nello specifico, questa raccolta di saggi e atti di convegno vuole essere un tributo, un ricordo e, anche, una promozione sia dell’opera e del pensiero, sia dell’autore stesso. Ripercorrendo i testi del volume, ricchi di testimonianze e analisi, è quasi impossibile non immedesimarsi nei contesti che hanno visto come protagonisti, insieme allo stesso Tondelli, quei giovani ragazzi che «il lettore vive come anomali o anormali perché marginali e ‘altri’» (p. 48), attori principali dell’opera tondelliana ed espressione di quella ‘provincia’ che, per Tondelli, si configura «come uno sguardo periferico, ossia una modalità altra di osservare la realtà in cui il soggetto rivendica la propria diversità e, per questa via, rovescia la marginalità nel suo contrario» (p. 47). Raccontare, quindi, i giovani e la gente ‘comune’, due istanze sempre presenti nei suoi romanzi e nei suoi articoli, come apprendiamo nei testi di Le intensità collettive, e, allo stesso tempo, volerli raggiungere attraverso l’esposizione testuale di un linguaggio vicino alla quotidianità e caratterizzato dalla mescolanza di «dialetto, idioletto giovanile, linguaggio dei fumetti, del cinema, della pubblicità, citazioni letterarie e musicali, e molte oscenità, disfemie e bestemmie» (p. 70); elementi che, come nell’interno del volume fa presente Riccardo Castellana (autore del saggio Lettura di Altri libertini di Tondelli), causarono il sequestro del libro Altri libertini.
E, ancora, nel volume, indagare l’utilizzo della narrazione simultanea e della scrittura retrospettiva, dell’ironia e della metalessi, per riuscire a dar spazio a un’infinità di scenari possibili, indagati con sguardo realistico e approccio ‘sociologico’, mettendo assieme i tasselli di un’opera che riesce «ad apparire quasi miracolosa, per uno scrittore che, quando il libro uscì, aveva appena venticinque anni» (p. 70). 
I testi presenti nella raccolta, dunque, ripercorrono, analizzano e mettono a fuoco l’originalità fondamentale all’approccio tondelliano, data anche dalla sua sensibilità, unica nel suo genere e capace di «suscitare il favore del lettore, avvezzo a sentir porre continui interrogativi sui giovani» (p. 41).
Il volume, tra le altre cose, vuole ricostruire anche il percorso ‘geografico’ proprio dell’autore che, viaggiando attraverso varie città, sia italiane che europee, entra in contatto con numerose realtà e modi diversi di concepire la vita: ne è una valida testimonianza il saggio di Bruno Casini, intitolato Il mio viaggio con Tondelli e la Firenze degli anni ’80 (p. 31). Qui, ad esempio, non solo è riportata l’esperienza fiorentina di Tondelli (insieme ad amici, famosi intellettuali, come Paolo Landi e Franco Quadri), ma anche l’importanza dell’influenza culturale che il capoluogo toscano stesso ha avuto su di lui. Come scrive Casini, Firenze è stata «la città che lo ha formato, lo ha incuriosito, lo ha plasmato, lo ha coinvolto, lo ha ammaliato» (p. 31).
Ed è proprio in questi viaggi, in questa esperienza itinerante, che ha avuto modo di contaminarsi con altre forme espressive, diverse dalla scrittura, come il fumetto o la musica. Soprattutto la musica; le canzoni, nello specifico. Fondamentali, in questo senso, le frequentazioni tra Tondelli e musicisti all’epoca emergenti quali, ad esempio, un giovane Luciano Ligabue o un più ricercato e politicizzato Giovanni Lindo Ferretti, leader dei CCCP. La passione per le canzoni non solo si manifesta nei suoi articoli e nelle sue frequentazioni, ma percorre anche le pagine dei suoi romanzi, come in Un Weekend postmoderno, dove è manifesto il suo attaccamento alle produzioni dei cantautori italiani, quali, ad esempio, Guccini o De Gregori e dove viene descritta la dimensione di una cameretta colma di riferimenti musicali del periodo.
E ancora, il prezioso volume vuole evidenziare un aspetto particolare dell’intera opera di Tondelli. È attraverso le pagine scritte da Monica Lanzillotta che emerge la particolarità dell’opera tondelliana, ovvero la sua funzione antropologica e comparativa. Probabilmente influenzato ed ispirato dall’opera di Pasolini, nella sua produzione finzionale quanto in quella giornalistica, Tondelli si sofferma spesso ad osservare il cambiamento sociale e come questo, nei ragazzi da lui narrati, «si rifletta sulla superficie della pelle, attraverso abiti, acconciature, tatuaggi e accessori» (p. 53), per poi fotografare l’identità dei suoi soggetti narrativi e confrontarli con quelli dei due decenni precedenti. 
Infine, il volume, organizzato in tre sezioni (la prima affronta il contesto culturale degli anni ottanta; la seconda è consacrata all’originalità delle opere di Tondelli e la terza alle testimonianze dei suoi collaboratori), risulta essere un imprescindibile compendio per potersi addentrare all’interno della vastità di un’opera innovativa, impegnata, e allo stesso tempo semplice e diretta, quale è stata quella di Pier Vittorio Tondelli. Attraverso le dense pagine de Le intensità collettive, riviviamo la modernità e l’attualità del pensiero e del vissuto di Tondelli che, come lui stesso scrive a proposito del fumettista Andrea Pazienza, «è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione» di ‘due generazioni’.

di Francesco Benedetti 

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