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Luigi Marfè, Oltre la ‘fine dei viaggi’. I resoconti dell’altrove nella letteratura contemporanea, Firenze, Olschki, 2009, pp. XX-224, euro 22.

Genere semprevivo, dato più volte per spacciato e invece puntualmente risorgente, la letteratura di viaggio si presenta come un arcipelago disperso, colorato, multiforme, formato da ‘isole’ letterarie anche significativamente distanti e diverse fra loro. Una riuscita mappa di orientamento alle forme contemporanee del genere viene proposta da Luigi Marfè – studioso di letterature comparate cresciuto all’Università di Torino, dove oggi è assegnista di ricerca – in un volume uscito all’interno della collana di studi del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze, diretta da Maurizio Bossi, responsabile del Centro Romantico presso l’illustre istituzione fiorentina. Bossi firma anche una snella e puntuale Premessa di inquadramento, in cui, attraverso una tripartizione aggettivale, definisce assai appropriatamente la ricostruzione critica di Marfè «serrata, documentatissima e sapiente» (p. VIII). Il riferimento alla metafora cartografica – il tentativo di ‘mappare’ la letteratura di viaggio – non è solo un omaggio ad una pratica conoscitiva che, attraverso tanta teoria letteraria contemporanea (in particolar modo Benjamin, Said, Jameson, Bhabha, più volte citati da Marfè), ha moltiplicato sempre di più le proprie apparizioni, ma è uno specchio della convincente acribia di indagine sistemica che l’autore propone nel volume, mettendo a fuoco categorie interpretative organizzate in un coerente sistema di analisi. La sfida critica è quella di interpretare e catalogare le molte posizioni esistenziali dei viaggiatori del secondo dopoguerra, che si riflettono in diversi rivoli narrativi ascrivibili alla costellazione della letteratura di viaggio.

Il volume è aperto da una Prefazione di Franco Marenco, già docente di letterature comparate presso l’Università di Torino, che efficacemente inquadra e riassume le principali tematiche del libro e ne riconduce l’interpretazione al sempre dinamico rapporto fra canone letterario mainstream e genere “letteratura di viaggio”. Segue una introduzione dell’autore, che delinea le coordinate interpretative di fondo, propone una carrellata di orientamento fra i suoi contenuti, e svolge i doverosi ringraziamenti a colleghi e collaboratori.

Il primo capitolo, Lo spazio raccontato nell’epoca del turismo, fornisce gli strumenti critici per una definizione del genere ‘letteratura di viaggio’, analizzandone la tenuta poetica e stilistica a fronte di quella conclamata ‘fine dei viaggi’ (il riferimento va ovviamente ai celebri Tristes Tropiques di Claude Lévi-Strauss) richiamata fin dal titolo del volume. L’autore tratteggia in queste pagine una contestualizzazione storico-letteraria della scrittura di viaggio, fornendo al lettore gli strumenti interpretativi per comprendere al meglio la casistica proposta nei cinque capitoli successivi, ciascuno dedicato ad una delle possibili strategie di “risposta” alla crisi delle modalità del viaggiare tradizionalmente sedimentatesi nella cultura europea otto-novecentesca.

Ognuno di questi capitoli è strutturato a sua volta in tre parti. La prima fornisce l’inquadramento teorico e contenutistico della tipologia di “antiturismo” presa in considerazione. Le successive offrono approfondimenti monografici ad autori che hanno efficacemente incarnato il filone esistenziale e letterario in questione. La prima categoria identificata è il Collezionismo erudito, che «prende in esame la poetica degli antituristi che riscattano il paesaggio dalla sua riduzione a nonluogo, intendendo il viaggio come ricerca stratigrafica dei segni che la letteratura e l’arte vi hanno sedimentato» (p. XVIII). I due ‘campioni’ di questa tipologia di letteratura di viaggio, cui vengono dedicati i paragrafi di approfondimento, sono lo scrittore inglese Sacheverell Sitwell e Claudio Magris. La seconda categoria è quella del Metaviaggio, in cui «l’analisi si concentra sul modo in cui, attraverso la poetica nomade del viaggiare per il viaggiare, i testi trasformano i luoghi in un caleidoscopio di narrazioni» (p. XVIII). Casi rappresentativi di questo filone di letteratura di viaggio sono Nicolas Bouvier e Bruce Chatwin. La terza categoria, criticamente derivata dal lavoro di Tzvetan Todorov, del Dépaysement, è legata all’esperienza di sradicamento dei «viaggiatori costretti a lasciare il proprio paese contro la propria volontà. Esuli, deportati reduci o migranti […]» (p. 101). I due approfondimenti monografici sono dedicati qui a Primo Levi e a Winfried G. Sebald. Il capitolo successivo indaga l’Antiturismo politico, i viaggiatori «contemporanei che hanno concentrato la propria attenzione su paesi governati da un regime dittatoriale o teatro di guerra» (p. 135). I casi di studio riguardano Camilo José Cela e Ryszard Kapuściński.

L’ultimo capitolo, Dall’antiturismo ai controviaggi dei migranti, conclude l’itinerario conoscitivo con una lettura postcoloniale delle pratiche di antiturismo, che spesso hanno riprodotto sotto mentite spoglie posizioni e punti di vista eurocentrici. La letteratura di viaggio, di conseguenza, si apre ai nostri giorni alle risposte conoscitive dei countertravel books, della letteratura del ‘controviaggio’, che annovera, fra gli autori accostati da Marfè, gli scrittori caraibici Jamaica Kincaid, Caryl Phillips, Derek Walcott, unitamente ad autori come Salman Rushdie, V.S. Naipaul, Hanif Kureishi. L’ultimo paragrafo, «Letteratura di viaggio e mediazione evanescente», chiude il volume riflettendo sulle pratiche letterarie occidentali che hanno, nel coro degli ultimi anni, incoraggiato il dialogo interculturale e la relativizzazione dei punti di vista.

Un utile indice dei nomi, infine, costituisce un ulteriore strumento di orientamento all’interno dei molteplici riferimenti culturali proposti, sia all’interno delle fonti letterarie sia di quelle critiche, da Luigi Marfè, che attraversa mondi letterari appartenenti a svariati ambiti linguistici (inglese, francese, spagnolo, tedesco, italiano ecc.) fornendo sempre, assai opportunamente, le citazioni dai testi sia in lingua originale sia in traduzione italiana.

(Davide Papotti)


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