« indietro AFRIC MCGLINCHEY, La buona stella delle cose nascoste, ed. orig. 2012, trad. dall’inglese di Lorenzo Mari, prefaz. di Raphael d’Abdon, Forlì, L’arcolaio, 2015, pp. 189, € 13 Sadalachbia, o la buona stella delle cose nascoste, è una stella che appare nei cieli primaverili ad indicare l’inizio del disgelo, spingendo i nomadi a muovere le loro tende verso nuovi pascoli. Afric McGlinchey, nata a Galway e cresciuta in Africa meridionale, ha scelto di affidare a tale stella il proprio esordio poetico, incantando con versi raffinati e immaginifici, che i lettori italiani possono apprezzare nella felice traduzione di Lorenzo Mari. L’epigrafe di Carl Sagan, «Abbiamo esordito come vagabondi e lo siamo ancora», illumina l’identità della ‘nomade globale’ McGlinchey, legata all’erranza e alla liminalità. La raccolta è articolata in quattro sezioni: la prima descrive la vita africana tra viaggi, ricordi e sogni, in un linguaggio impreziosito da lessico Shona e Afrikaans la cui musicalità risuona sensuale ed esotica. La seconda è segnata dal ritorno in Irlanda, con la sfida di essere donna, madre e scrittrice. A questa segue un gruppo di poesie-testimonianza tra cui spicca Il giorno della lettera rossa, in memoria di tre profughi russi morti a Glasgow nel 2010. L’ultima sezione, incentrata sul ricominciare a fidarsi dopo la fine di una lunga relazione, si chiude con la lirica Si (alla maniera di James Joyce), brillante reinvenzione del monologo di Molly Bloom che chiude l’Ulisse. «[I]o però sono metamorfica», afferma McGlinchey in Corsa libera: e non sono forse la scrittura, così come la vita, movimento, trasmigrazione, trasformazione? Attraverso le sue ‘epifanie’ d’Africa, McGlinchey si allontana dall’Irlanda per ritornarvi arricchita. La sua poesia, che si nutre di aria leggera e di scintille, l’avvicina all’‘ultimo re del fuoco’ Derek Mahon, cui la poetessa dedica La strada’. «Sei mai restata in piedi in un viottolo / Ad ascoltare la sua storia?», recitano i versi centrali del componimento. Chissà quali nuove storie in versi scaturiranno dalla fervida immaginazione di McGlinchey, mentre percorre le strade dell’adottiva città di Cork, sognando l’Africa. (Irene De Angelis) ¬ top of page |
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