« indietro ALESSIO BRANDOLINI,Città in miniatura, Edizioni Fili d’Aquilone, Roma 2021, 113 pagine, 15 euro. Con una prefazione di Daniel Samoilovich.
Città in miniatura di Alessio Brandolini è un’antologia poetica che raccoglie una selezione di poesie edite dal 2004 al 2020, in cui sono inseriti anche dieci inediti e una breve nota finale dell’autore «Sulla poesia». La selezione, oltre a proporre tra le migliori composizioni degli ultimi anni dello scrittore romano, mette in luce i forti legami che uniscono ogni poesia alle altre, indipendentemente dal tema, dagli anni di pubblicazione e dagli stili utilizzati. Sin dai primi versi del libro, tratti da Poesia della terra, possiamo trovare una delle caratteristiche più tipiche della poesia di Brandolini: una voce poetante che guarda verso l’esterno, in particolare sulla natura, che si concentra su un mondo agreste intimamente legato alla purezza e al ricordo (il «paterno terreno»). Con lo scorrere delle pagine (e quindi degli anni, vista la disposizione cronologica dell’antologia) l’esterno cantato si arricchisce di paesaggi urbani (Tevere in fiamme), familiari (Nello sguardo del lupo), amorosi e perfino sociali, diventando a volte crudo e pieno di immagini forti (come nelle composizioni dedicate ai migranti: «Quante mani vuote di appigli / quanti corpi fluttuanti / in attesa di sparire nel fondo»). Questa tendenza “verso fuori” è probabilmente la base dell’intera raccolta e non è un caso che sia stata concepita e realizzata ai tempi di una pandemia globale, nei mesi di chiusura obbligata verso il mondo esterno. La scelta delle poesie inserite e, di pari passo, la scrittura di nuovi versi, sono un tentativo poetico di mettersi in contatto col “dentro”, sia attraverso la pura osservazione che l’interazione fisica («come se a sorpresa / fosse arrivata / l’ora della semina»); Brandolini riesce, attraverso un’antologia, a rendere palese come un dialogo estrinseco in versi diventi, in maniera metaforica, intrinseco e privato. La strategia poetica per creare questo movimento circolare e infinito, avviene accettando in primo luogo la maestosità e l’imperscrutabilità del cantato, sia esso un “male inconsapevole” che una delle tante Mappe colombiane, per poi sperimentare versi con le parole, che non perdono mai la semplicità: grazie a costruzioni sensoriali («avevo sete e ho bevuto il tuo aceto») che aumentano con lo scorrere delle pagine, riempiendosi di veri e propri giochi letterari («per questo quando scrivo cancello le parole») che da un lato dimostrano l’abilità dell’autore e dall’altro hanno la forza di ricondurre “verso dentro” («Dondola la notte e nel fruscio si torna ad essere / ciò che non si è mai stati: barche calme in attesa / di precipitare nel mare in tempesta»). Per questo leggendo le ultime due sezioni del libro, Il volto e il viaggio e le inedite raccolte in Il lato oscuro della purezza, che ripropongono l’eredità delle precedenti, appare più evidente come la poesia, per l’autore e per il lettore, diventi strumento di forza («Cerca ancora: / scava, scava nella viva carne dell’anima / nella lingua del cane che rovista nelle ferite») e obbiettivo di serenità; scopo quest'ultimo che a volte viene magistralmente raggiunto con componimenti in cui la quiete acquista una dimensione assoluta, che ricordano molto le ultime poesie di Jorge Eduardo Eielson, molto amato da Brandolini, dalle quali emerge lo spirito del buddismo zen: «è proprio il superfluo / (l’esatta futilità di ogni cosa) / a donare la forza di alzarmi / uscire per strada, incontrare / altre persone e poi inseguire / un sogno dove ai fili stellari / si attorcigliano volti e versi». Ed ecco che arrivati alla fine di Città in miniatura, non rimane che partecipare al moto circolare e ripartire dall'inizio, per vedere come la poesia sia in grado di renderci «più piccoli», «più agili», «più leggeri», «più sottili», per «tendere a un pensiero calmo e puro». (Marco Benacci) ¬ top of page |
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