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ANDREA GIBELLINI, La felicità improvvisa, Milano, Jaca Book 2001, pp. 79, € 8,26.
Ci si accingesse a scrivere un seguito al saggetto di Pasolini Officina parmigiana, valicando però il limite topografico della stretta bottega cittadina del maestro, Attilio Bertolucci, uno dei primi ruoli se lo guadagnerebbe Gibellini per questa raccolta. Si vuole dire che ci sono casi in cui approda a riuscite non epigonali chi sa intingere il pennello in certe tavolozze (vedi un testo come Piccola elegia per Roma lontana, ma non si vuole negare la presenza di altre vene e influssi, principalmente anglosassoni, dunque in territori non lontani da quelli battuti dal maestro). Al di là del lavoro sui colori, quello sui ritmi, anche se meno mossi per inarcature e meno epicamente ‘sprung’, per cui sull’epos del quotidiano la vince il quotidiano, ma con la possibilità di acuti di buona lega come: «altri anni ancora a scavalcare questa luce forsennata del mattino».
(Fabio Zinelli)
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