« indietro UMBERTO PIERSANTI
Il nido
e dell’infanzia mi ricordo un nido, tra frasche basse d’olmo o magari nel ceppo di vitalba, usciva di lì dentro il pigolìo affannato di chi viene alla luce e trema al vento, ma di lì anche un canto luminoso, solo nei ceppi e tra le siepi fitte, via da sentieri e muri, via dalle case, questo canto perfetto lo puoi ascoltare ed aprivo le foglie, guardavo dentro, no, non volevo infrangere, solo guardare, non c’era nessun nido ma nel prunalbo accanto, dentro le foglie fitte, i corti spini, un altro canto accende l’aria che si fa bruna questo canto di rado ora risuona, e molto mi commuove ma continuo la strada, non apro più la fratta, tra le foglie odorose non ficco mani e testa, non le assaporo, so che il nido trasmigra sempre nel ceppo accanto
Bambi
no, non tra greppi e boschi, ma vivo nella carta bianca, odorosa e spessa, i bordi dorati dell’infanzia, o al cinema dei preti sguilla, le ciglia spalancate sopra il ghiaccio, guarda gli uccelli azzurri nel risveglio, annusa fiori bianchi, la coda nera della puzzola, gode di quell’aprile luminoso e dopo arriva il fuoco e la paura, resta solo tra l’erbe e la vita ma quest’anno t’ho visto nella strada, vivo, tremante sull’asfalto cupo, ti era accanto la casa screpolata, la dimora del padre, una dimora c’è sempre che precede Bambi venne a Natale con il gelo, le arance inargentate, i lunghi fili, le monete d’oro e cioccolato
giorni di poca luce, d’alberi neri, ha trascinato il padre per i campi tra la neve e i ceppi un pino tronco, la gente forse è a messa o nelle case, ma non la vedi il cielo è nero pece, butta l’Ebe i bei fiocchi di bambagia, accende l’Anna su un ramo la candela
A metà settembre
ma chi da sempre lo conosci non diventa mai grande, tra le pieghe è sempre quel compagno che tra i rovi s’addentra, coglie le more oggi è giorno di settembre, il mese colmo che più d’ogni altro fugge più d’ogni altro s’arresta, e lo rivedo qui sotto l’Ardizio, facevamo la guerra tra le canne e lui m’ha vinto, conficcato la testa nella sabbia oggi tiepida è l’aria tiepido anche il mare, passano radi
coi piedi nell’acqua, si coprono le spalle con le maglie ah, questa colma luce di settembre che ti dona un’ebbrezza anch’essa colma, colma e pacata che Dioniso non c’entra, il tempo il più assoluto ma non s’arresta prossima è la stagione che dissolve gli insetti dentro l’aria e altri li sprofonda per lunghe crepe sotto la terra allora nei miei campi l’aria odora di tartufo, di freddo e tramontana
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