« indietro I POETI DI SEMICERCHIO
TESTI DEL XV CORSO DI SCRITTURA CREATIVA
scelti da Nicola Gardini
CATERINA BIGAZZI
Scrivere per le formiche
Poi si fa fessura dalla quale sa spiarci oltre la porta, scrivere la luce che ci piace. Un graffito è il mio respiro,
insetto a caccia nella pietra. Ma subito prevale la compattezza della terra, il dovere di sostare al mondo. Si ricompone la roccia
e la polvere si lascia faro alla fame, compagno ai passi delle formiche che raccolgono, che mi raccolgono fino al prossimo tremare d’un senso
nel cuore del vuoto, nel bisogno della tana. Scrivere è fare, del mondo accarezzare la frattura, cancellarsi l’ombra,
il profilo e poi correre non visti, tra le zolle. L’assurdo non è l’ondularsi al ripensare della mano, né sorpresa sono le briciole
troppo pesanti, e il sole contro. È folle seminare e darsi in pasto se la neve col suo aratro ti ricopre. Ma c’è ancora sale, c’è ancora
chi d’inverno si ciba di parole.
MIRIAM CIVIDALLI CANARUTTO
Avevo copiato convolvoli per un mese intero convolvoli gentilmente avviluppati perché all’esame il disegno doveva essere spontaneo
MARIA VETTORI
Da Trompe-l’oeil con finestra sul bosco (sonetti per un anno)
(aprile)
Rondini. E la peluria verde tenero sui rami delle querce. La Passione secondo Marco. Al centro della tavola un vaso con olivo e tulipani.
Nessuno coglie i simboli. A brandelli presto sarà la bandiera di pace che da una quercia si contorce al vento. Dio, perché mi hai abbandonato?
Sul muro vasi di gerani rossi messi anzitempo da chi ha sempre fretta cotti una notte dal gelo tardivo.
Piantato a forza dove non voleva non ha coccole il piccolo cipresso e sull’esile punta c’è del secco.
(luglio)
Non più scoiattoli qui dove le siepi e gli steccati crescon come i crochi nel prato a marzo tra le margherite e i cani ringhiano dietro i cancelli.
Non più si aggira l’istrice di notte alla cerca di bulbi di giaggiolo e la faina non è più sicura nel suo cunicolo sotto la catasta.
Senza paletti solo le alte cime delle querce tra cui calme nell’afa svolazzano le gazze e le cornacchie
e torna al nido l’upupa. Più in alto sorvola il falco con larghe volute le siepi, i chiusi e i liberi pennuti.
LUIGI SIROTTI
Sento che all’unghia
Sento che all’unghia con cui scavo potrebbe all’improvviso cedere la terra, una frana precipitarsi infine alle radici.
Sarei al sole, i miei passi interi, una l’ombra, nella gola morirebbe la parola che dice sognando fra i pensieri: «immagino...»
Nuove stagioni
Una foglia accartocciata nel frigorifero. Forse quando ho buttato le arance ammuffite non ho fatto attenzione. È rimasta con le bottiglie d’acqua gasata
sola risata che mi concedo sugli scaffali bianchi puliti da mani operaie È tempo di malinconie più precise, mi dico,
di mozzarsi le mani perché scrivano nuove stagioni. Nel frigorifero le ragioni ricordano il sole marcito.
NOVELLA TORRE
Cresce in esercizio d’umiltà la voglia di farti felice nel mondo dell’assurdo di esserti accanto invano e a tradimento di sconquassarti vita affetti e tasche pur di restarti accanto appiccicata come un’anima dannata, o un puzzo o un fiasco. Sale l’impeto appetito di rifilarti quel che c’è di meglio che sia me non so, ma tu ne sei sicuro che sia proprio da me che tu ne voglia, sa Dio e tu saprai quanto ne esca e quasi mi convinco, che sia l’amore il mesto, che insieme è perfezione e questo è tanto vero quanto il vino taglia.
I testi selezionati per la sezione di narrativa sono pubblicati sul n. 14 della rivista «Sagarana»: www.sagarana.net/rivista/numero14/ventonuovo.html
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ANNA CAVALERA
La barca
La barca solcava il verde mare. L’immensità inebriava. Il sole seguiva fedele. L’aria aveva il sapore del mare. Sempre più lontano. Sempre più lontano. Quegli attimi sono nebbia.
La fonte
La fonte limpida gorgoglia il suo sapore. I riflessi dell’aria abbacinano e la mano incerta si avvicina.
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