« indietro AA.VV., Altri Salmi, a cura di MARIA GERVASIO e LUCA EGIDI, Bologna, Gallo & Calzati Editore (Collana di Poesia Forestiera Bologna) 2004, pp. 142 + STEFANO MASSARI, Salmo dell’Attesa, VHS.
Il sistema della parola corredata dall’immagine, a complemento delle parole per dire forte ciò che è necessario, è strumento editoriale non nuovo. L’intreccio mediologico è felice nell’efficacia espressiva benché al contempo amara nel senso di cui dà conto. I due modi si coniugano egregiamente e convergono a uno stesso stupore indignato al cospetto delle repliche illimitate che l’uomo dà dello spettacolo di sé su questo atomo opaco del male. Il Salmo dell’Attesa girato in tre frazioni da Stefano Massari è un cortometraggio (20’) che del male ordisce una collezione di prove a carico e lo filma smangiando il fotogramma come sciolto da fiamme infernali in cui l’attore-uomo si aggira in tempi e luoghi diversi ma simili perso nella sua perversione preterintenzionale, dedito a sole azioni di distruzione (a)progettuale. Ed è questo senso di primitivismo umano a segnare la poesia diversamente salmodiante di questo libro legato al corto di Massari. Il quale libro è un documento. Contiene uno degli ultimi contributi della poetessa Giovanna Sicari morta l’ultimo giorno dello scorso anno: il suo salmo Osanna della distanza (anche in Epoca Immobile, Jaca Book, libro tanto atteso dalla Sicari e di pochissimo postumo) è un inno vibrante di pena e allegria: allude vertiginosamente alla morte, e ne ride o meglio la irride. Invoca il perdono per i reiterati peccati (sarebbe meglio dire: i reati) dell’umanità contro l’amore e per la nostra dote paradossale di produrre sciagure. Nell’ Osanna trova voce limpida il grido rotto della creatura. In questa chiave trova udienza una sorta di Spoon River pescarese intonato da Anna Cascella ( Salmo della Lontananza ) in lotta pacificata per la riconquista della propria identità completa. E nello stesso tempo è gridata l’invocazione, una vera e propria preghiera di morte, pronunciata da Salvatore Jemma, o il Sussurro bolognese di Raffaello Baldini con sberleffo finale che smonta ogni residua (di)speranza. Su tutto aleggia e tuona il salmo a consuntivo intonato da Roberto Roversi al Dicembre 2003, sdegno urlato da un ottuagenario ben vivo ai Masters of War che si ripiega stanco e imbattuto, tuttora in attesa che, anche tardi, però alla fine faccia giorno. E trovano un posto all’interno di questo coro sommesso e insistente di voci umane le sinestetiche prescrizioni dettate da Bruno Brunini Dalla Parte Della Notte , il Salmo 151 (di Yusuf) di Giuseppe Conte, e il recitativo di pasqua ebraica di Silvia Bre in cui il passaggio cruento dell’ Angelo di Dio si traduce in canto laico e civile. È questa la notizia sull’esistente cui perviene questa croce di fiammelle vive che a turno salmodiano intonando il canto: tutto ciò che sfondava in uno spazio infinito predisposto per l’Uomo da Dio è aggiornato al sentimento sfinito del destino umano avvitato sui propri limiti sconfinati e definitivamente consegnato al dettato civile. Daniela Matronola ¬ top of page |
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