« indietro JUANA ROSA PITA, Cantar de isla, Selección y prólogo de Virgilio López Lemus, La Habana, Letras Cubanas 2003, pp. 165.
Quarantadue anni fa la poetessa cubana Juana Rosa Pita (1939) partiva da Cuba alla volta di Miami: iniziava così la sua storia di esilio e poesia, perché da quel momento lei lanciò la sua sfida poetica alla storia. Cantar de isla è la prima antologia della sua opera poetica e, contemporaneamente, un primo importante riconoscimento in patria. La poesia ha consentito dunque all’autrice quell’accesso al mare di Cuba e all’isola stessa, che lei ha sognato e cantato in questi lunghi anni d’esilio. Il curatore dell’antologia, il poeta e critico letterario cubano Virgilio López, celebra questo ritorno, sottolineando che Cantar de isla è un rituale dell’amore dove Juana Rosa Pita riesce a tessere i sentimenti con le emozioni, l’incanto con il disincanto, l’ironia con l’umorismo, ma sempre con la bussola rivolta all’orizzonte delle origini, della patria d’origine. Si distaccano, in questa raccolta, le poesie contenute nei quattro libri che sono i punti cardinali della poesia di Juana Rosa Pita: El arca de los sueños (1978), Viajes de Penèlope (1980), Plaza sitiada (1987) e Tela de concierto (1999). Dall’iniziale ricerca di un proprio linguaggio per situarsi nella poesia come soggetto, l’autrice prosegue il suo cammino nell’universo femminile attraverso Penelope e la tela dei suoi sogni e desideri per sfociare con Tela de concierto nel più maturo sguardo di chi, nell’essenzialità e pienezza della solitudine, trova la propria isola, senza frontiere né limiti geografici e culturali. Juana Rosa Pita ha costruito con i suoi versi un universo personale di vitale importanza nel panorama della poesia cubana contemporanea. La sua forza espressiva risiede nella tela di segreta bellezza della sua poesia perché lei, come Penelope, che vive nei suoi versi, è una tessitrice ciclica, padrona del verso e custode del segreto divenire della poesia. Cantar de isla è un viaggio alla ricerca del paradiso perduto. Tra i motivi più ricorrenti della sua ‘traversata’ poetica troviamo anche il mito, che costituisce per la poetessa una fonte storica più puntuale del dato positivo. In opposizione alla presunta obiettività dei libri di storia, la verità mitica rivela, ai suoi e ai nostri occhi, il lato nascosto e segreto delle cose, ciò che gli storiografi dimenticano, sottovalutano o non dicono. Essendo insoddisfatta della storia ufficiale, Juana Rosa Pita la riscrive attraverso la poesia che, come lei stessa dice, è l’altra storia, la creazione infinita che rivela il vero senso delle cose dietro il caos apparente. «Con la poesia di Pita ci troviamo di fronte a una delle più significative poetiche contemporanee che ha deciso di stabilirsi nell’ambito del mito, vale a dire, adottare come propria una prospettiva mitologica che arresti e sovverta quest’epoca che di preferenza è scientifica e tecnologica », diceva Jesús J. Barquet nella prefazione a Los viajes de Penélope, settima raccolta dell’autrice, pubblicata a Miami nel 1980. Cantar de isla è scritto con le vene e mi piace proporvelo così per scambiarci ossigeno e scorrere nel corpo della poesia latinoamericana con l’energia e la grazia dei suoi versi. Brigidina Gentile ¬ top of page |
|||||
Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398 |