« indietro MASSIMO SANNELLI, O, QC (supplemento al n. 16 di cantarena, dicembre 2001, Scuola Media Statale V. Centurione, Salita inferiore Cataldi, 5, 16154 Genova, vcenturione@tin.it), p. 47, s.i.p.
Si segnala un libro piccolo ai limiti dell’autoproduzione, come testimonia la leggerezza del supporto, ma comunque très livre, come il suo autore, per dirla con le parole di un ‘custode’ della raccolta, Joë Bousquet (1897-1950), è indubbiamente très poète. Piace quella specie di sfasatura tra dato culturale e sensuale ottenuta attraverso il progressivo riempimento di ‘spazi metrici’ (Rosselli) e musicali a mezzo di un movimento intellettuale, che genera prosa dentro alla poesia («e nasce la prosa»), quasi il testo si scrivesse dall’interno della sua stessa interpretazione. La sfasatura tende ad unità per sicurezza del disegno che si fa gesto («ora il gesto è un cerchio aereo e pietà sul seno»), gesto ‘testuale’ largo, ripetizione di stili, in cui la fondamentale imitazione stilnovista («la struttura cinta cita: fresca rosa novella, / piacente Primavera dissolvi»), fa da filtro della vena primitiva/medievale smorzando con effetti in chiave di Poema paradisiaco e di D’Annunzio ‘fiesolano’ le insorgenze di mistica creaturale. La musica ‘stacca’ sulla retorica (la mente musicale) giocando anche sui cambi di ‘tempo’: il largo dei ripetuti avverbi in mente (generati dalla cellula prima del meravigliosamente del Notaro), l’incalzare dei temi impromptu (si pensa senz’altro agli improvvisi di Giuliano Mesa), dove per temi si intendono versi, segmenti di verso variati nei nessi grammaticali o spezzati in anche ben spaziati ritorni lessicali quasi schegge di una sestina in prosa. Ma anche le catene anagrammatiche (oltre il limite del lapsus: «dicendo-/ si bestia, beata»), e naturalmente, per tornare a Bousquet, la ‘traduzione dal silenzio’, dove il silenzio non è pagina bianca ma terminale e riposo di tutte le ‘voci’ (intorno permane la fascinazione del ‘codice’, «una / – la poesia in Italia – e la sua dolcezza / tenera»). Al di là esiste e si può tentare l’inno come lode della sua lode (stilnovo), anti-ditirambico, ma sicuro, affermativo: «l’inno loda pregando: / piace la sua magrezza, ma più il senso magro».
Fabio Zinelli
¬ top of page |
|||||
Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398 |