|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Saggi e testi online |
|
|
|
|
|
Visits since 10 July '98 |
|
|
|
|
|
« indietro
(selezione del XXIII Corso di Scrittura Creativa a cura di Niccolò Scaffai)
La cartolina
La cartolina del Regio Esercito, ormai ingiallita, indirizzata alla madre. Corrispondenza in franchigia. – Siamo in marcia verso Trento Trieste, più in là. – Quattro undici mille novecentodiciotto. Tenente Aldo B. Della compagnia sbiadito il numero. Quarta batteria. Posta militare recita il timbro. Tenente Aldo B. nato a Torino e morto a Flossenburg, in lager nel quarantacinque.
10 giugno 1940
A picco il sole sul giardino tra i caseggiati infossato tutte le finestre spalancate altissima, perentoria la voce. Sul prato le bambole e intente i riti quotidiani a imitare le bambine. Col cesto del bucato passa Maria e volge la testa. Piange? È la guerra, e di un’altra lei ricorda la fame patita. Di altri più grevi ricordi non si parla alle bambine.
Un amico
Dall’altra parte un gesto. Il gesto. E seppe: incolonnato verso il suo destino. «Che fai, Maurizio, preghi?» Accanto a lui il triestino, livido, tremante. «Prego, sì, prego» – Dei bambini, di lei lontani, soli, che sarà? – «Preghi? Ma tu ci credi davvero?» «Non lo so, ma prego lo stesso». Per loro prego
e – quell’ amico – avrà già speso le cinquemila lire della taglia? (Auschwitz 1944)
Bellinzona 1944
Grandi ali bianche un volto pacioso per un labirinto di scale, corridoi al letto mi sospinge al sorriso esangue mite, della bambina. E tubi e tiranti intorno al letto un’impalcatura. Sorride, sorrido. Non parlo, non posso.
Vieni a vederla: senza più fili, in pace. Vieni No, suora, no. Non poteva.
Trieste liberata
Uscito il ragazzo a festeggiare di giubilo risuona la notte Coi vicini, coi cognati il brindisi: a lungo conservata la bottiglia. Liberata Trieste: vita nuova d’ora in avanti. Il ragazzo perché non torna? È giorno, è sera. Torna, non torna, no, non è tornato. Vita nuova i genitori aspetta. Finito, l’unico figlio, nelle foibe.
La fotografia
Sullo scalino seduta, tra le braccia la bambola, la mia preferita, Lara, e quell’abbozzo di trecce, il paltò, i calzettoni.
Non so il tuo nome, sorella passata per il camino, una foto color seppia unico, di te, reperto.
A Caciolle
L’uno dopo l’altro a Caciolle i ragazzi di allora accompagnando si contano, sparuto drappello, i rimasti
il fuoco dei bivacchi di quel tempo ciascuno rievocando e i canti e, a perdifiato
sotto le stelle, la hora roteante, le discussioni infuocate: amici, compagni? Se il kibbutz – quale –. (Qualcuno era partito, clandestino qualcuno era sbarcato, altri respinti a Cipro). La catastrofe alle spalle
perché vivi, perché. E, se un disegno, quale.
Lontana e vicina
Lontana e vicina. Mi scruta. La scruto. Chi sei? Azzardo che vuoi? Lo sai, alfine risponde. Lo so? Dovrei? Io voglio – io devo – vedere come finisce. Ride. La sfera vuoi di cristallo? Non capisci, non per me per loro. Mi compatisce. la notte più lunga eterna non è ... intona. Aspetti? Che aspetti? Lo sai è te che sto aspettando.
Parabola
Danzano sulla tenda le ombre delle fronde mosse dal vento. Occhi fissi, incantata, la bambina.
Sulla tenda le ombre delle fronde mosse dal vento. Pare novembre ed è maggio. La danza interrompere, nel buio scrutare, se venisse chi aspetta la ragazza impaziente.
Le fronde mosse dal vento, sulla tenda delle ombre la danza. Indulgente ironica occhiata della donna che cuce e rassetta.
Quella danza in vecchiaia contemplando ripensare quel maggio bugiardo, della vita ripercorrere il flusso.
¬ top of page
|
|
|
|